Iacopo Nathan
Sport

Maurizia Cacciatori festeggia 50 anni: “Ora porto la pallavolo nelle aziende”

L’icona del volley femminile, nata a Carrara, compie oggi 50 anni

Maurizia Cacciatori, a sinistra in campo alle Olimpiadi di Sydeny 2000, a destra durante uno dei suoi eventi di speaking

Maurizia Cacciatori, a sinistra in campo alle Olimpiadi di Sydeny 2000, a destra durante uno dei suoi eventi di speaking

Carrara, 6 aprile 2023 – “Certo, c’è da festeggiare”. Grande traguardo per Maurizia Cacciatori, che di record se ne intende. La campionessa e icona della pallavolo tricolore taglia il traguardo dei 50 anni, ma sempre con il sorriso sulle labbra. L’ex giocatrice, che con la maglia dell’Italia ha collezionato 228 presenze, vincendo un oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2001, due medaglie agli Europei - bronzo nel 1999 e argento nel 2001 -e il premio di miglior palleggiatrice al Mondiale del 1998, raggiunge la cifra tonda, ma è tutt’altro che spaventata dagli anni che passano, anzi è impegnata viverli come sempre al massimo.

La Cacciatori, nata a Carrara, ha vestito in carriera le maglie della Carrarese, Perugia, Agrigento, Bergamo, Centro Ester, Tenerife, Lodi, Arzano e Icaro.

Cacciatori, una vita da icona dello sport e un grande traguardo come i 50 anni, che momento è per lei?

“Un bel momento, sicuramente dobbiamo festeggiare. Sono molto orgogliosa del mio percorso e dei miei anni. Naturalmente da quando giocavo è cambiato tanto, ma non mi sono staccata troppo dal mondo dello sport e della pallavolo”.

Legame indissolubile?

“Certamente. All’inizio pensavo che una volta attaccate le scarpe, o le ginocchiere, al chiodo i miei ritmi di vita sarebbero cambiati. Invece ho una figlia pallavolista e un figlio portiere. Non è cambiato praticamente nulla, sono sempre tra borse e borsoni, partite da vedere e allenamenti da fare. Cambia solo che non sono più io a scendere in campo (ride ndr). Sono sempre nel mondo dello sport”.

Ha deciso cosa fare da grande?

“Diciamo di sì. Ormai sono 10 anni che faccio la speaker motivazionale in ambito aziendale. E’ una cosa che mi piace molto e mi sta insegnando tanto. Lo sport mi ha insegnato che la comunicazione e l’obiettivo condiviso sono l’essenza di una squadra vincente. Grazie a questa esperienza lavorativa ricopro un ruolo praticamente da risorse umane, che mi permette di connettermi realtà italiane e straniere. Sto trovando una dimensione mia, a cui tengo molto. Mi piace tanto poter portare la pallavolo nelle aziende, per crescere e raggiungere nuovi obiettivi”.

Come si porta lo sport in un contesto aziendale?

“Cercando di trasmettere i miei valori, che mi ha insegnato lo sport. La vittoria, la sconfitta, la gestione di un gruppo o il lavoro di squadra, senza dimenticare come si supera una sconfitta o quanto lavoro serve per arrivare ad un successo. Sono tutte cose che mi ha insegnato lo sport e che adesso posso portare in giro in una veste nuova. Ho trovato una dimensione che mi piace tantissimo. Cerco di trasmettere le mie esperienze con entusiasmo e mi sto trovando davvero bene”.

E il commento delle partite di volley in tv?

“L’ho fatto, ma c’è un grosso problema. Nonostante in campo ci vadano ragazze di una generazione diversa dalla mia, per me restano le mie compagne. Non riesco ad essere obiettiva, e soprattutto non mi piace sottolineare gli errori o evidenziare qualcosa di negativo. Quando vedo le ragazze scendere in campo le sento davvero come se fossero con me, mie compagne, per questo commentare da fuori non mi esalta”.

Segue la pallavolo italiana?

“Molto, è un movimento che sta benissimo, è davvero bella. Ci sono grandi giocatrici e ottimi allenatori, e a oggi andare a vedere una partita di volley è davvero uno spettacolo. Faccio un grande tifo per questo sport anche per gli insegnamenti e i valori che trasmette, e vedere un movimento forte e spettacolare non può che farmi piacere”.

Lei è stata un’icona generazionale, chi potrebbe ripercorrere i suoi passi?

“Innanzi tutto io mi reputo una privilegiata, perché grazie alla pallavolo sono riuscita a fare la storia con la maglia della nazionale. E credo siano proprio le ragazze che vestono l’azzurro che potranno trainare una nuova generazione di giocatrici. Vestire la maglia dell’Italia è una grande responsabilità ma anche un grande orgoglio, e non ho dubbio che le ragazze di oggi potranno portare avanti questo sentimento di attaccamento alla maglia. Ci troviamo all’inizio di un grandissimo percorso, e sono sicura che le nostre azzurre sapranno percorrerlo con responsabilità e coraggio”.