Impianti sportivi pistoiesi, Caramelli sfogo d'amore: "La politica ha fatto zero"

Claudio, uno dei tecnici più conosciuti in città (e non solo nel volley), fa una disamina spassionata dell'attuale situazione. Ponendo interrogativi a cui si dovrà rispondere

Claudio Caramelli con la figlia Claudia, anch'ella valente allenatrice

Claudio Caramelli con la figlia Claudia, anch'ella valente allenatrice

Pistoia, 28 luglio 2019 - Uno sfogo da innamorato, una mano tesa allo sport. Una critica propositiva, una disamina spassionata, svestendo i panni di direttore tecnico del Pistoia Volley La Fenice. Un’analisi dell’impiantistica sportiva pistoiese con la speranza di scuotere le coscienze, suscitando un dibattito che porti a qualcosa di fattivo. Claudio Caramelli è uno dei tecnici più conosciuti del nostro sport, non solo della sua disciplina: la pallavolo. Nelle sue parole traspare tutto l’amore per lo sport, attraverso cui i cittadini possano migliorarsi. A 2 anni dall’insediamento dell’amministrazione comunale, che aveva messo lo sport al primo posto del programma, come stanno le cose? C’erano tante speranze…

“Vero – conferma l’allenatore che contribuì a portare Pistoia in serie A2 di volley femminile –: tutti gli schieramenti avevano posto lo sport in testa ai programmi elettorali. Li ho ancora tutti presenti. Che cos’è cambiato in 2 anni? Zero. Non sono riusciti a mettere un mattone per lo sport. Non c’entrano destra, centro o sinistra. Tutto ciò nonostante per la prima volta avessimo un assessore allo sport che arriva dallo sport, una persona competente e attiva come Gabriele Magni. Ho l’impressione, però, che dinnanzi alle sue proposte all’interno della Giunta facciano orecchie da mercante”.

Caramelli è un fiume in piena. “Ad oggi non sono state ancora fatte le assegnazioni degli spazi-palestra. Il primo incontro tra Comune e società è in programma giovedì 1° agosto. Nel frattempo, unica realtà in Toscana, il nuovo dirigente comunale allo sport ha richiesto alle società che si dotino, oltre all’addetto al defibrillatore, di un addetto antincendio e di un addetto all’infortunistica equiparando di fatto le società sportive alle aziende e complicando loro la vita. Quello che vale per gli impianti comunali, poi, non vale per quelli provinciali.

Se a questo aggiungiamo che negli impianti comunali la fanno da padrone i sodalizi di pallacanestro, che proliferano, comprenderete la tragicità della situazione. Come se La Fenice triplicasse le ragioni sociali con Le Fenicine o Le Fuxiablu. Il basket ha già, in esclusiva, la palestra del Liceo scientifico, la “Marini”, il palasport, l’Auditorium, la “Einaudi”, tutte provinciali; c’è pure la palestra Pacini, costata 3 milioni e 400 mila euro.

Se togliamo il Pistoia Basket, non è che le altre realtà cestistiche siano chissà che: non scaturiscono da settori giovanili organizzati, hanno prime squadre vecchie. Ci sono stati tanti discorsi, ma nulla di concreto. Se pure qualcosa arrivasse a 6 mesi dalle elezioni, occorrerebbero 2, 3 ulteriori anni per portare a compimento il progetto. È stato realizzato il piccolo ordinario, quando tutti sapevano che, stante l’ultradecennale incuria delle strutture, sarebbero occorsi interventi straordinari. Avere investito nei giochi al Parco della Rana o al Villone è servito a poco. Occorrono palestre e campi da gioco. L’assegnazione degli spazi? Apriamo il Colosseo e buttiamo tutti dentro: chi resta in piedi, fa attività. Una guerra tra poveri. Non facciamo morire lo sport nell’indifferenza generale”. 

Gianluca Barni