Paolo Pellegrini
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Maratona delle Dolomiti, in 400 dalla Toscana: ecco chi corre la granfondo da sogno

Il decano è l’82enne Orfeo Ramazzotti, i più giovani Federico Pellegrini e Leonardo Tinagli

La partenza

La partenza

Firenze, 29 giugno 2023 – Ha ottantadue anni compiuti a febbraio Orfeo Ramazzotti, imprenditore di Sambuca Pistoiese. Ottantadue anni e una grande passione: due ruote a pedali. E domenica mattina sarà lui il decano della pattuglia toscana alla Maratona delle Dolomiti, edizione numero 36: non la più antica, ma senza dubbio la più fascinosa, spettacolare, suggestiva tra le granfondo che voglion vedere l’uomo – e la donna, ormai sono davvero tante, movimento in gran crescita – in faccia: perché qui si pedala sui passi che hanno fatto la storia del ciclismo, c’è il Pordoi e il Sella, il Falzarego e il Giau ma non solo, anche il Mur del Giat, strappo che brucia i muscoli su 650 metri al 19 per cento di pendenza poco prima dell’arrivo a Corvara non è affare da poco.

Eppure Orfeo ci va, con il suo numero 9385 sul dorso della maglietta, chissà se indosserà quella ufficiale, sempre stilosa tanto più che quest’anno è nera (bianca per le donne), oppure quella rossa del suo team, Io Bici di Quarrata. E non è nemmeno la prima volta, già nel 2016, tanto per dirne una, fu tra i migliori della categoria M9 già a 75 anni, terminando in meno di sei ore il percorso “medio”, 106 km con 3.130 metri di dislivello: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, poi ancora Campolongo, Falzarego con l’insidioso chilometro e mezzo finale del Valparola, e lo strappaccio del Mur del Giat a La Villa. Mica male. Ci va Orfeo, e con lui i toscani in corsa – ma per tanti sarà una… passeggiata – sono in tutto 398, di cui 24 donne, un pochino meno dei 470 dell’anno passato. Non pochi, sugli ottomila in tutto che prenderanno il via come di rito al colpo di cannoncino sparato da Michil Costa, motore e anima della Maratona che aprirà con il suo classico velocipede antico, vestito primi Novecento, e dopo la consueta benedizione di don Jaco Willeit.

Ottomila fortunati (metà di diritto, metà sorteggiati) sulle 27mila domande arrivate anche quest’anno, magari tanti degli esclusi si sono rifatti con il Sella Ronda Bike e il Dolomites Bike Day, due sabati di giugno a strade chiuse, dedicati solo a chi vuole pedalare tra questi monti. Chi parte, invece, sceglierà fra tre percorsi: c’è il “corto” di 55 km, classico Sella Ronda con 1.780 metri di salita, il “medio” di cui s’è detto, il “lungo” o Maratona vera e propria, 134 km, dislivello totale 4.230, come il medio fino ad Andraz dove si devia per Colle di Santa Lucia, e c’è il durissimo Giau prima dell’interminabile Falzarego versante da Cortina.

E diamo un’occhiata nella pattuglia toscana. Il decano s’è detto (c’è un altro “giovincello” di 75 anni, Daniele Giacomo Colzi di Prato), mentre i baby sono due classe 2000, Federico Pellegrini (omonimo del più celebre sciatore fondista, in gara anche lui) di Monsummano Terme, e l’empolese di Marcignana Leonardo Tinagli.

Tra le donne, la più giovane è la dottoressa volante Sara Ciapetti da Scandicci, 30 anni, le più agées due signore del 1961. Tre i “capitani” del Toscana Team, tre grandi dello sport: il Signore degli Anelli Jury Chechi, da sempre grande appassionato, poi il “grillo della California” Paolo Bettini, olimipionico, mondiale ed ex ct, e il maremmano Massimiliano Lelli, quest’anno al via con la figlia Isabella, biologa nutrizionista. E potremmo aggiungerne un quarto, perché Leonardo Olmi, direttore di Cycling360.net, è pluripremiato mondiale e nazionale nelle gare per giornalisti, e fresco vincitore del titolo iridato di mountain bike in Polonia, sempre seguito dal 93enne babbo Giorgio.

Sempre della gara André Benaim, classe 1956, architetto fiorentino del Teatro del Sale e del Nuovo Niccolini ma anche di tanto altro, e l’ingegnera calabro-pisana Andreina Armogida specializzata in applicazioni delle microonde. E sempre al via, da tradizione, tre produttori di vino: Giovanni Manetti da Panzano, presidente del Consorzio Chianti Classico; Paolo Bianchini, vigne a Montalcino dove ha anche un museo dedicato alla bici, tra l’altro bronzo di categoria nel “corto” 2022; Agostino Lenci, lucchese ma con cantina a Magliano, in Maremma.

Tra i giornalisti, detto di Olmi, la penna gastronoma di Aldo Fiordelli (oltre al vostro umile scriba). In corsa anche il noto preparatore atletico massese Fernando Cipollini, poi vari quadretti di famiglia: le sorelle lucchesi Roberta e Claudia Bertoncini; i fratelli anch’essi lucchesi Enrico e Marco Isola, gli aretini Andrea e Matteo Tavanti; tra i padri & figli, Alessandro e Filippo Mazzini, Giovanni e Giacomo Ercolani, e Paolo Menchi che di figli ne porta due, Federico e Marco.

Assente (ma pare sparito) il vincitore assoluto del 2021, il senese Fabio Cini, pochi i piazzati dell’anno passato, tutti comunque di categoria: Roberto Benedetti e Chiara Turchi primi nel medio con Federico Focardi terzo; Alessandro Faini e Salvatore Albano secondi nel corto.

Edizione numero 36 che come al solito ha il suo tema: quest’anno è “Umanité” perché, come scrive Michil Costa, “è dedicato all’essere umano in quanto essere solidale, altruista, comprensivo, disponibile”. E gli fanno eco le iniziative dedicate a Dynamo Camp, e la sacca ecosostenibile in cotone per i pacchi gara prodotta da Enervit con la cooperativa Selyn dello Sri Lanka, mentre in legno di cirmolo e polvere di pietra è la medaglia ricordo per tutti i “finisseurs”. E sopra c’è tracciato appunto “Umanité”. Un bel ricordo, oltre agli indimenticabili paesaggi dei Monti Pallidi.

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