di Lisa Ciardi
Turni massacranti e stipendi troppo bassi, che per gli Oss vanno dai 7,78 ai 9 euro l’ora. Questi, secondo la denuncia della Uil Fpl Toscana e area vasta centro, i motivi che rendono il lavoro nelle Rsa sempre più duro per operatori socio sanitari, ma anche per infermieri, educatori, animatori, fisioterapisti e altre figure impegnate nelle strutture per anziani della Toscana. Se negli ultimi tempi la carenza di professionisti sanitari è diventata una costante in molti ambiti, nelle Residenze sanitarie assistite la situazione appare più critica che mai. Il personale, come hanno più volte denunciato gli stessi gestori, non si trova e tende a ‘fuggire’ appena possibile nel pubblico che, dal Covid in poi, ha drenato numerose risorse umane. Nel frattempo, a rendere difficile la vita delle Rsa si sono aggiunti l’aumento dei costi di gestione, l’incremento delle procedure legate alla pandemia e la concorrenza di alcune grandi strutture. Ma, secondo il sindacato, non si può pensare di riorganizzare il settore senza partire dalle condizioni di lavoro dei dipendenti.
"Schiavitù sembrerebbe una parola troppo forte – spiegano dalla segreteria Uil Fpl Toscana e Area Vasta Centro - ma di fatto quando non esiste alcun diritto e ci sono solo doveri non si può parlare di lavoro. I turni massacranti, il poco personale, i rientri in servizio sono sempre stati una costante in questi servizi. La banca ore in negativo evidenzia la flessibilità richiesta ai lavoratori che trasformano così il proprio contratto da subordinato a chiamata. Alcuni datori di lavoro adottano da sempre l’organizzazione più conveniente per abbattere i costi, come se l’applicazione di contratti non conformi e l’appaltare i servizi assistenziali non bastasse. Gli infermieri sono la massima carica sanitaria all’interno della Rsa – proseguono - ma spesso devono combattere con orari non sufficienti a espletare la propria mansione, stipendi inadeguati e turni massacranti. Educatori, animatori, fisioterapisti sono figure professionali spesso utilizzate per la vigilanza e rese, amaramente, residuali".
"A fronte di questa situazione – spiega Beatrice Stanzani, segretaria regionale Uil Fpl Toscana e area vasta centro – non può meravigliare se nessuno vuole più lavorare nelle Rsa. Per invertire la tendenza e garantire agli anziani un servizio adeguato occorre ripartire da stipendi adeguati, con una valorizzazione delle professionalità e una riorganizzazione del lavoro". A rafforzare il grido d’allarme del sindacato, anche alcune testimonianze.
"Sono infermiera in una Rsa da 6 anni e mezzo – il racconto di Giovanna -. Sono entrata appena laureata e come trampolino di lancio è stato positivo. Il problema resta quando ogni mese arriva lo stipendio: circa 1400 euro, dopo 158162 ore lavorate, doppi turni nello stesso giorno e a volte rientri nel libero per sopperire alle mancanze di personale. I turni sono composti così: la mattina due infermieri per 62 pazienti, di cui uno con orario ridotto e l’altro che entra alle 7 e termina alle 13.30. Il pomeriggio l’infermiere è uno solo. Ciò porta a domandarsi se realmente dobbiamo continuare così, rischiando di sbagliare e di essere sfiniti a ogni inizio e fine turno".