
Rita, la prima da sinistra in basso, con la sua famiglia
Borgo a Buggiano (Pistoia), 13 marzo 2021 - Certe storie meritano di essere raccontate, perché servono a riconciliarci con la vita. Narrano che quando Rita schiacci, convinta di far punto, sorrida. Ma non per irridere le avversarie: perché le viene spontaneo. Un sorriso naturale, solare e dolce, com’era quello di suo babbo, Roberto.
Nulla di preparato, di maniera. Rita è il capitano della prima squadra dell’UPV Buggiano, sponsorizzata Am Flora, e di cognome fa Falseni: suo padre era mediano del Borgo a Buggiano, indimenticabile maitre del ristorante La Fiamma, punto di ritrovo conviviale non solo della Valdinievole. Della provincia pistoiese.
Roberto, senza volerlo, insegnava a tutti come si sta “al pubblico”, Rita, senza volerlo, insegna a tutti come si sta in una squadra. Perché tutta la sua vita è stata dedicata al gruppo, a praticare sport di squadra, a fare squadra.
“Da piccina praticai un po’ di nuoto, ma lo sport individuale non fa per me: a me piace lo sport di squadra, la pallavolo in particolare. Provai anche il basket, ma presi subito una pallonata in faccia e capii che non era storia”, racconta. Nata il 20 giugno del ’98, da 3 anni è il capitano dell’UPV.
“Attenzione: il capitano storico è Alessia Frediani. Iniziò a esercitare la professione di infermiera, aveva i turni di notte, non poteva essere presente ad alcune partite e decisero di nominarne un altro: ecco perché sono diventata capitano” e mentre lo spiega si comprende bene perché sa fare squadra.
Esemplare il suo modo di dire, sono una parte, come le altre, della compagine: niente di più, niente di meno. Siamo tutte eguali. Diplomata al Liceo Economico e Sociale a Montecatini Terme, frequenta Scienze motorie all’Università degli Studi di Firenze.
Fa squadra al ristorante/pizzeria, assieme a mamma Paola e nonna Maria Grazia, le cuoche, nonno Gianfranco, il pizzaiolo, il fratello Vittorio, come lei cameriere di sala. Si rivede nel papà. “Ho il suo carattere, sì. Era ironico e autoironico, sapeva parlare agli altri, si spendeva molto, era determinatissimo nel lavoro. Vittorio, invece, è il ritratto della mamma. È difficile fare il ristoratore, una vita con pochissimi momenti liberi: non è la mia aspirazione. Ora come ora, poi, con questa terribile pandemia, lavoriamo solo con l’asporto: non è la stessa cosa di prima, ma non lamentiamoci”. No, perché mamma e babbo l’hanno educata a rimboccarsi le maniche. Centosettantatre centimetri di talento.
“Sono cresciuta pallavolisticamente a Borgo a Buggiano con Davide Ribechini, ma devo tanto a Sandro Becheroni, all’esperienza a avuta negli anni dell’adolescenza a Capannori, alla Nottolini. Andai là per giocare un giovanile di maggior livello: vincemmo il titolo regionale toscano, affrontammo squadroni come quelli milanesi e romani ai Nazionali. Tra le prime 10 in Italia. Bellissimi ricordi. Soprattutto quel gruppo, composto da sorelle e non è una frase fatta”. Oggi non solo gioca, ma assieme al direttore tecnico Ribechini gestisce i social, Instagram e Facebook, della società e si occupa, da assistente, delle équipe under 13 e 17.
“Sogno di divenire allenatrice del giovanile, di seguire bambine e ragazzine. Le adoro. Le dinamiche di una prima squadra sono più complesse, per niente semplici, specialmente lo spogliatoio”. Il ristorante, intanto, va per i 51 anni di attività. “Abbiamo festeggiato i 50 anni l’anno passato. Mezzo secolo: non male”. Già, 51 anni. “L’8 dicembre del 2017, a 51 anni, se ne andò il babbo”. E quel suo rammentare la data, una data tristissima, ci fa comprendere la sua forza interiore, donatale anche da quel genitore che non solo lei ha amato. Lo creda: ci si può innamorare di un maitre che ci sa fare. Ne sorrida.