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Sanac, un futuro senza risposte. Ancora un rinvio dal governo

Massa, intanto i commissari straordinari hanno pubblicato la quarta asta per la vendita degli stabilimenti .

Sanac, un futuro senza risposte. Ancora un rinvio dal governo

Acque ancora agitate alla Sanac dopo la scelta del Governo di rinviare il tavolo fissato con le organizzazioni sindacali per fare il punto della situazione e illustrare le strategie sulla filiera italiana dell’acciaio, finora solo promessa. In fabbrica a Massa si sono subito riuniti operai e rappresentanze sindacali. La rabbia è tanta così come l’amarezza. Il rinvio del tavolo a Roma viene giudicato "poco rispettoso nei confronti di chi vive in bilico fra cassa integrazione e incertezza". E in effetti sulla vicenda della Sanac l’incertezza regna sovrana. I commissari straordinari Piero Gnudi e Corrado Carrubba, con il via libera del Ministero delle imprese e del Made in Italy, hanno pubblicato la quarta asta per la vendita di Sanac. Oltre a Massa (il principale), il gruppo ha stabilimenti anche a Grogastu in Sardegna, Vado in Liguria e Gattinara in Piemonte. Scadenza per la presentazione delle offerte il 10 gennaio prossimo. Un mese e mezzo per capire se e come qualcuno ora fosse interessato ad acquisire l’intero pacchetto dei quattro stabilimenti italiani, che un tempo erano i principali fornitori dell’ex Ilva di Taranto, ora stabilimento di Acciaierie d’Italia di cui sono soci la multinazionale Arcelor Mittal e lo Stato, attraverso la controllata Invitalia.

E qui si torna al punto di partenza. Le tre aste precedenti di Sanac, infatti, sono andate di fatto deserte, con il solo primo tentativo che aveva visto un’offerta valida proprio da Arcelor Mittal ma che non aveva poi concluso l’operazione. Gli altri due tentativi erano stati un buco nell’acqua. Nel frattempo Acciaierie d’Italia, che aveva debiti milionari per le forniture da Sanac, ha sì versato le somme dovute per le precedenti forniture ma ha anche interrotto da oltre un anno ogni ordine verso il gruppo di fatto mettendo Sanac con le spalle al muro, costretta a sopravvivere senza poter disegnare un piano industriale di prospettiva. Gli stabilimenti stanno via via riducendo il numero di personale, oggi ben al di sotto delle 300 unità, e applicando una cassa integrazione che permette di dilatare i tempi di una eventuale chiusura completa degli stabilimenti. La prospettiva di salvezza doveva arrivare dall’acquisizione delle quote di maggioranza di Acciaierie d’Italia da parte dello Stato, come da accordi sottoscritti, entro la primavera del 2024 ma ora questa ipotesi sembra addirittura tramontata e si parla di dismissioni azionarie.

"È nostra intenzione – sostengono i sindacati – muoverci nei prossimi giorni per riaprire un’interlocuzione con gli organi politici e amministrativi per dare risposte ai lavoratori, cercando di percorrere ogni strada possibile al fine di vincere questa lunga vertenza: verso la Regione affinché continui il lavoro di pressing sul Governo, verso il Governo affinché la smetta di rimangiarsi la parola data ai lavoratori e investa seriamente sul settore strategico dell’acciaio, e verso il Comune di Massa affinché vincoli l’area della Sanac a terreno industriale e lo sottragga a possibili future speculazioni".

Francesco Scolaro