ANDREA MUCCI
Sport

Firenze e la Toscana a Pismo Beach per i Mondiali di surf adattato

Lorenzo Bini e Chantal Pistelli fra gli atleti che gareggeranno in California fino all’11 dicembre

Firenze, 9 dicembre 2021 – Si tengono a Pismo Beach, in California, gli ‘Isa World Para Surfing Championship 2021’ fino a sabato 11 dicembre. Il Team Italia – come ci racconta Lorenzo Bini, atleta fiorentino di surf ‘adattato’ che anche quest’anno partecipa ai Campionati Mondiali - sarebbe dovuto partire l’8 marzo scorso, ma, a causa della pandemia, tutto è stato rinviato. Dal 2017 al 2020 i Mondiali di surf adattato si sono giocati a La Jolla, nella periferia di San Diego, mentre quest’anno è la prima edizione in cui si disputano a Pismo Beach, a nord della California, a metà fra Los Angeles e San Francisco.

(Nella foto, insieme a Bini, Chantal Pistelli, Matteo Salandri e Matteo Fanchini; i coach Tommaso Pucci e Vincenzo Ingletto) 

“Siamo suddivisi in categorie: nella squadra italiana siamo in quattro atleti, di cui due sono non vedenti e gareggiano nella categoria v1. Insieme a noi ci sono due accompagnatori/team manager”. Lorenzo Bini ci dice che il 7 dicembre ha gareggiato per l’Italia insieme a Chantal Pistelli, una ragazza toscana di Pisa, che è l’unica, la prima donna del Team Italia per il Para Surf. Nel mondo del surf e della disabilità questa edizione dal 2021 per la prima volta vede quindi nel team Italia una donna: “una buona conquista perché importante anche sotto il profilo dei criteri di accesso per il Para Surf alle Paralimpiadi” dove si ha attenzione anche al numero di donne nel mondo dell’Adaptive Surf Adattato).

Il Campionato è organizzato dalla Isa (International Surfing Association). Il Team Italia ha iniziato a partecipare dal 2017.

Che emozioni provi mentre gareggi?

“Nonostante ci sia la competizione verso gli avversari c’è sempre anche un clima bellissimo, quasi di amicizia; ormai ci conosciamo tutti. Siamo circa centotrenta atleti da tutto il mondo, ventiquattro nazioni diverse, ed avendo già partecipato anni fa a questo evento piano piano ci siamo conosciuti sempre meglio. Nonostante ci sia la competizione è bello che comunque ci siano sorrisi, scambi, c’è una bella atmosfera in questo mondo. Rimane chiaramente il fatto della sfida perché spesso le gare sono ad eliminazione”.

Avete migliorato le attrezzature?

“Da quando abbiamo iniziato nel lontano 2014 con altri ragazzi, tra cui Massimiliano Mattei che a questa edizione – purtroppo – non è riuscito a venire, siamo diventati un po’ i precursori in Italia del Surf con disabilità. Prima di noi nessuno ci aveva mai provato. Dal 2013-2014 ad oggi c’è stata anche un’evoluzione negli adattamenti delle tavole”. Il numero degli atleti nel tempo è sempre cresciuto e “quest’anno – prosegue Lorenzo Bini rammaricato – dovevamo essere ancora di più di centoventiquattro, poi, per colpa della pandemia da Covid-19, alcuni atleti, come ad esempio quelli del Team del Sudafrica, non hanno potuto partecipare. C’è comunque uno spirito collaborativo, un clima di confronto, condivisione, scambio nell’evento”. Cosa ti aspetti di nuovo da quest’edizione? “Mi aspetto di migliorare le mie prestazioni perché già dal 2017 ad oggi come Team siamo cresciuti molto. Io gareggio in una categoria dove in acqua non sono da solo, ma insieme a me ci sono due ‘aiutanti’, uno che mi aspetta quando arrivo a riva e mi aiuta a tornare al picco, dove si parte dall’onda e un altro che sta come me, vicino alla tavola al picco e mi aiuta a partire sull’onda”.

Le categorie sono tutte differenti fra loro: vi sono atleti ciechi, ipovedenti, c’è chi surfa con o senza le protesi. Nella ‘prone 2’, in cui il surfista sta disteso a pancia in giù sulla tavola, è prevista la presenza di due persone insieme all’atleta in gara.“Noi collaboriamo e ci alleniamo, - prosegue il surfista Bini - poco in Italia ma spesso in Portogallo o alle Canarie per una settimana o un mese sull’Oceano: è l’unico modo per crescere come Team”.

Cosa significa allenarsi con atleti provenienti da varie nazioni?

“E’ integrazione, anche se noi qua non ci alleniamo, ma ci sfidiamo. Allenarsi è bello perché ci confrontiamo con realtà, ad esempio quella portoghese, avanti anni luce rispetto all’Italia sull’integrazione. Essendo il Portogallo uno stato sull’Oceano, poi, per i portoghesi il surf è uno sport nazionale. Noi – vuole precisare l’atleta - non saremo qui se non fosse grazie alla FISW (Federazione Italiana Sci Nautico e Wakeboard) che ci sponsorizza totalmente, ci ha cercato e poi convocato come atleti nazionali. Dal 2016 la FISW ha acquisito il surf in Italia”. Tutto questo percorso senza di essa non sarebbe stato possibile. “Spero – conclude Bini, che pratica il surf adattato dal 2013, - che con il tempo il numero di atleti cresca sempre di più in modo da raggiungere i criteri che ci permettano di entrare nel paralimpico”.

Gli atleti stanno cercando di far crescere il numero di praticanti questo sport per “spingere” sul movimento internazionale che sperano li porti a Parigi 2024 o a Los Angeles 2028 ad avere i criteri per accedere al Paralimpico.

“Sono un amante dell’acqua, amo il mare e amo viaggiare – spiega Lorenzo Bini – e tutti questi elementi mi hanno spinto a mettermi in gioco in questo nuovo sport da quando Massimiliano Mattei me ne parlò dopo in ospedale dopo l’incidente stradale che mi ha reso paraplegico”.

Che emozione si prova a stare accanto a chi gareggia e a sostenere durante la gara questi atleti? “A me piace molto ed è molto emozionante - afferma Tommaso Pucci, coach e pusher di Lorenzo Bini – in primis perché Lorenzo è un amico ed è poi un momento insieme che condividiamo. Tre o quattro anni fa a San Diego mentre eravamo in gara, ad esempio, ci sono passati dei delfini accanto: è stato meraviglioso ed emozionante. Poi, ovviamente, c’è l’aspetto agonistico. Anche la scelta delle onde mi fa sentire parte del gioco: avere la responsabilità in parte del risultato del compagno, sebbene sull’onda sia da solo e le manovre le decida lui. Nel surf la partenza su un onda è importante: più essa è rischiosa e più punti ti danno. Qui infine è bello l’ambiente e durante queste competizioni ci vuole certamente anche feeling”.