Perugia, 4 ottobre 2024 - Sabato 12 e domenica 13 ottobre tornano per la tredicesima edizione le Giornate FAI d’Autunno, uno dei più importanti e amati eventi di piazza dedicati al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI. Da nord a sud della Penisola 700 luoghi straordinari, poco conosciuti e valorizzati oppure insoliti e curiosi, alcuni dei quali solitamente inaccessibili, apriranno al pubblico in 360 città. Ad ogni visita si potrà sostenere la missione del FAI con una donazione. Quello organizzato dal Fai sarà dunque un fine settimana perfetto per conoscere palazzi storici, ville, chiese e collezioni d'arte, ma anche laboratori artigiani, esempi di archeologia industriale e siti produttivi, itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici, e speciali aperture dedicate alla sostenibilità. Le visite saranno a contributo libero, e l'evento è anche l'occasione per rinnovare l'iscrizione al Fondo per il prossimo anno oppure farla per la prima volta. Tanti giovani "apprendisti Ciceroni", ovvero studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, e altri volontari guideranno nella visita coloro che sceglieranno di prender parte alle visite in luoghi d'arte, cultura e di grande bellezza e valore naturale. Ecco alcuni luoghi da visitare in Umbria
Assisi, il bosco di San Francesco
Un pezzo intatto di paesaggio umbro, luogo di armonia e silenzio ai piedi della grandiosa Basilica di San Francesco ad Assisi: un cammino che diventa anche un percorso interiore e che ha ispirato Michelangelo Pistoletto nella creazione di un’opera di land art. Attraverso un portone nel muro di cinta del piazzale davanti alla Basilica Superiore di Assisi, si imbocca uno stretto sentiero che porta a un ampio fondovalle, ai piedi del centro cittadino. Non una qualsiasi escursione ma una continua e placida scoperta, una nuova forma di pellegrinaggio nella storia, nel sacro e in 64 ettari di natura, tra terreni boschivi e campi coltivati, pareti di pietra rosa, radure e oliveti. 64 ettari che l’incuria aveva ridotto a una discarica e che il FAI ha interamente recuperato. Inoltrandosi ora invece tra carpini, ginestre, aceri e querce roverelle si raggiunge in un primo momento il letto del torrente Tescio e, lì accanto, le testimonianze di un microcosmo abitato da monache benedettine tra ‘200 e ‘300: un monastero (ora sede del punto informativo FAI), la chiesa romanica di Santa Croce, un mulino attivo fino ai primi del ‘900 (ora ospita una trattoria dove ristorarsi), i resti di un ospedale che assisteva malati e pellegrini e, poco più avanti, un’antica torre trecentesca eretta a difesa di un opificio. Salendo sulla sua cima, ecco la sorpresa: la possibilità di ammirare appieno il “Terzo Paradiso” del maestro Michelangelo Pistoletto: 121 ulivi disposti a doppio filare a formare tre ampi elementi circolari tra loro tangenti, di cui uno maggiore al centro e con un’asta alta 12 metri a simboleggiare l’unione tra cielo e terra. L’invito è quello di percorrere la serpentina tra i filari e diventare così parte di quest’opera che contiene una proposta di riflessione sulla possibile serena coesistenza tra l’uomo e la natura, qui simboleggiata dalla terza sfera. Il “terzo paradiso”, appunto.
Cannara, chiesa della buona morte
Sorge davanti al “Tugurio” dove, secondo la tradizione, S. Francesco si ritirava a riposo e preghiera quando passava per la Terra di Cannara, a quei tempi era solo un piccolo Oratorio, dove stando alla tradizione, S. Francesco avrebbe istituito il Terzo Ordine dei Francescani nel 1221. Si narra che frate Francesco, mentre con i suoi compagni attraversava campagne e villaggi, annunciando ovunque il Vangelo, si fosse fermato a predicare a Cannara. Le genti accorse rimasero talmente entusiasmate dalle parole del giovane “Penitente“, che gli vollero andare dietro, ovvero desiderarono comportarsi come lui nella fedeltà al Vangelo e seguirlo; allora il Santo assisiate, invitati loro a non abbandonare “Cannaio” (l’attuale Cannara), istituì Il “Terzo Ordine“, per universale salute di tutti (Fioretti, cap. XVI).
Pozzuolo Umbro, palazzo Moretti Costanzi
Il Palazzo fu fatto erigere nel 1667 da Cesare di Antonio Moretti, discendente di una famiglia nobiliare perugina, che però morì improvvisamente prima di averlo terminato. A dimostrazione della sua incompiutezza, rimangono i buchi delle impalcature rimasti aperti, finestre chiuse e mensole senza balconi. Nella piccola ma splendida Cappella Nobiliare viene preziosamente conservato l’antico fonte battesimale di Santa Margherita da Cortona.
Foligno, Collegiata di San Salvatore
Secondo Ludovico lacobilli il monastero fu edificato nel 970. La più antica notizia certa di tale insediamento benedettino risale al 1138 e la si deduce da un privilegio emesso da papa Innocenzo II in favore del vescovo di Foligno Benedetto e conservato nell’Archivio delle Sei Chiavi del Comune di Foligno. Nell’archivio comunale di Fano vi è un elenco dei priori di San Salvatore dal 1200 al 1736 e Durante Dorio, nella sua Storia della famiglia dei Trinci, parla di un Ridolfo dei Trinci priore nel 1202. Tra il 1430 e il 1441, il sacrista della collegiata di San Salvatore fu don Bartolomeo di Maestro Andrea da Rasiglia che, nel 1450, ottenne di poter erigere il santuario di Santa Maria delle Grazie di Rasiglia nel Comune di Foligno.
Foligno, Orti Jacobilli
Da poco è avvenuta la riapertura di questo parco chiuso da oltre trent’anni. L’antica destinazione d’uso è stata ripristinata in un’ottica di “parco culturale” come luogo di aggregazione, di educazione ambientale e di tutela della biodiversità, valorizzandone la memoria storica e la valenza sociale. Sono state eseguite opere di restauro delle mura di cinta e del portone di ingresso e per il verde.
Gubbio, chiesa di Santa Croce della Foce
Il nome della chiesa con l’appellativo “Alla foce” è dovuto al fatto che si trova alla sinistra idrografica del Bottaccione che prima della chiesa scorre tra ripide pareti di roccia e poco dopo la chiesa si apre nella vallata. L’immobile era ubicato all’inizio dell’arteria che collegava Gubbio alla strada consolare Flaminia e quindi ai centri di maggiore spiritualità del periodo romano e del periodo medievale; la strada infatti conduceva al Tempio di Giove Pennino come alle grandi Abbazie di Santa Maria di Sitria, di S. Croce di Fonte Avellana, di S. Emiliano in Congiuntoli, di S. Girolamo di Monte Cucco e di S. Croce di Sassoferrato. Della Chiesa non si conoscono le origini, ma tutti gli autori concordano sulla sua esistenza in tempi remotissimi probabilmente è una ristrutturazione di un’antica chiesa o anche una risultanza di più rimaneggiamenti.
Gubbio, eremo di Sant’Ambrogio
Le notizie storiche del romitorio risalgono all’anno 1331, anno in cui fu edificato o restaurato e il Vescovo Eugubino, Pietro Gabrielli, che lo eresse in priorato dopo avervi radunato tutti gli eremiti che vivevano sparsi nelle vicinanze di Gubbio senza una regola precisa; successivamente nel 1342 lo stesso Vescovo diede agli eremiti la Regola di Sant’ Agostino elevando detto priorato in Monastero. Nel 1419 con Bolla di Papa Martino V il monastero di Sant’Ambrogio venne unificato a quello di San Salvatore di Bologna e vi si trasferirono i Canonici Regolari, ai quali successivamente si unirono nel 1430 quelli di Santa Maria al Reno detti i Renani. Fu questo il periodo più attivo del monastero, soprattutto per la presenza del Beato Stefano Agazzari {1339?-1422), uno dei discepoli di Santa Caterina da Siena. Nel 1445 Papa Callisto III unisce la canonica di San Secondo a Sant’Ambrogio e da questo prese il nome.
Nocera Umbra, ex monastero di San Giovanni
La quattrocentesca Chiesa di San Francesco si affaccia sulla piazza Caprera, nella parte alta dell’antico abitato di Nocera Umbra, ed è sede della Pinacoteca e Museo Civico. L’impianto originario della Chiesa di San Francesco risale agli inizi del XIV secolo, quando i francescani ottennero dal pontefice Giovanni XXII la libertà di costruire un convento all’interno della città e scelsero di occupare e successivamente ampliare, un piccolo oratorio ubicato nell’allora piazza del Comune. I primi lavori di ampliamento furono sicuramente realizzati entro la fine del secolo, come testimonia una lapide posta a sinistra del portale gotico. La Chiesa fu sede dell’ordine francescano fino alla soppressione napoleonica (1809) e demanializzazione dei beni appartenenti allo Stato Pontificio. Nel 1914 la Soprintendenza ai Monumenti dell’Umbria diede il via ad un progetto di trasformazione dell’edificio, già in pessimo stato di conservazione, in pinacoteca. L’inizio della guerra fece cessare l’iniziativa e la Chiesa continuò il suo declino che si protrasse per tutta la prima metà del secolo.
Perugia, ex convento di Santa Maria Maddalena
L'ex chiesa di Santa Maria Maddalena in Corso Cavour fa parte di un patrimonio culturale di Perugia che ha quasi mille anni. La chiesa dedicata a Maria Maddalena ha una lunga storia: fa parte del convento delle suore benedettine costruito nel 1362 su un precedente istituto di accoglienza femminile. Nel 1600 gli affreschi furono realizzati dal Cavalier Cesare Sermei. Nel 1860 il complesso fu sequestrato dal neonato Stato italiano e adibito a usi civili. La sala - allora in pessime condizioni - è entrata a far parte dal 2002 della Caserma della Legione Carabinieri.
Perugia, oratorio di San Francesco dei Nobili
Esempio tra i più interessanti del primo barocco perugino, conserva nel vestibolo pregevoli stucchi del francese Jean Regnaud di Sciampagna (1675-76) e, nell'oratorio, un soffitto a cassettoni in legno dorato e pregevoli seggi e intagli in legno di Zuccari. Alle pareti, il più importante complesso pittorico di G.A. Scaramuccia (1611-27) e in sacrestia la tela raffigurante la Flagellazione (1480) attribuita a Pietro Galeotto.
San Giustino, abbazia di Uselle infra montes
Una chiesa del XII secolo, ex monastero benedettino, dedicata alla Vergine, tra Città di Castello e Sansepolcro sorge l’«Abbadia di Uselle infra montes», una splendida chiese a una navata in cui, da secoli, la gente del luogo celebra la sua Madonna, e ancora oggi la Confraternita dell’Immacolata Concezione fa rivivere il rito e la festa della vestizione della Madonna del Parto. L’Abbazia di Uselle lnfra Montes si erge alla sommità di un colle, non lontano dal sito archeologico pliniano tra Città di Castello e Sansepolcro una splendida chiesetta a una navata in cui, da secoli, la gente del luogo celebra la sua Madonna. Le sue origini risalgono al XII secolo, in una bolla del 2 febbraio 1126 inviata da Onorio II al Vescovo Ranieri di Città di Castello, infatti, viene citata come Monasterium Osellae.
San Giustino, mulino Medievale Renzetti
Da Lama sulla provinciale per Parnacciano si incontra su una deviazione a sinistra della strada un vecchio mulino ad acqua, la cui memoria si perde nel tempo. Il mulino Renzetti, così si chiama, che prende o da il nome anche al luogo, sfrutta per il suo funzionamento la forza dell’acqua, che appositamente incanalata fa girare un meccanismo che a sua volta muove la grossa macina per frumento. Il meccanismo e il suo funzionamento hanno origine antichissime e necessitano opere idrauliche spesso complesse per creare invasi di rifornimento e meccanismi di caduta che sviluppino energia.
Sellano, castello di Cammoro
Il Castello ha una posizione dominante sulla via della Spina, determinante per la sconfitta romana da parte di Annibale sui Piani Plestini. Castello del comune di Spoleto, sorto nella terra di confine con Foligno e Camerino, a guardia della vecchia via della Spina, che sin dall’epoca romana collegava Spoleto con Plestia, sull’altopiano di Colfiorito. Costruito nel secolo XIII su uno sperone roccioso, è dominato dalla torre della vecchia sede comunale, oggi campanile della chiesa. Secondo lo storico Saverio Minervio già nel 1228 il castello si dette a Spoleto. La più antica documentazione esistente risale però al 1239, quando il sindaco di Castrum Cammori Alemanno sottopose il castello in perpetuo al comune di Spoleto.
Spello, chiesa di San Ventura
La chiesa sorge al fianco della Porta Urbica lungo le mura Augustee e accanto al foro nel muro causato secondo la leggenda dall’urina del cavaliere Orlando che abbandonò Spello lasciando un segno tangibile del suo passaggio e della sua potenza. Storia nella storia, leggenda della “Vecchia della Croce” nella leggenda del “Paladino Orlando“.La chiesa si trova fuori dalle mura Romane della città di Spello di fronte alla porta romana chiamata Porta Urbica, che presenta alla sua sommità una caratteristica torretta medievale a pianta poligonale con copertura a calotta sostenuta da 5 beccatelli e due finestrelle che la fanno somigliare ad un elmo medievale. Secondo la tradizione, la chiesa e ali annessi convento ed ospedale per i pellegrini che si recavano a Roma vennero edificati, sotto il titolo di S. Croce, nella seconda metà del secolo XII, forse il 1195, dallo spellano Ventura Spellucci dell’ordine dei Crociferi.
Spoleto, palazzo Panciani
Quando, il 28 aprile 1895, con atto pubblico redatto dal Notaio Domenico Arcangeli, veniva fondata la Banca Cooperativa Popolare in Spoleto, gli amministratori scelsero come sua prima sede alcuni ambienti del primo piano di Palazzo Pianciani, presi in affitto al prezzo di 30 lire al mese. L’edificio, che a quei tempi ed ancora oggi è la dimora d’epoca più estesa per superficie del centro storico di Spoleto, deriva il nome da quello di un’antica ed importante famiglia, appunto i Pianciani, che, fra XVII e XVIII secolo e cioè nel momento del massimo splendore, si fece costruire una residenza che racchiudeva un nucleo di antiche abitazioni e di case torri risalenti al medioevo le quali, a loro volta, avevano le fondamenta su più remoti insediamenti del periodo longobardo e, addirittura, romano. Palazzo PiancianiUna famiglia, quella dei Pianciani, decisamente ricca di storia e di censo dal periodo medioevale in poi: nel 1251 furono proprio suoi esponenti a pacificare a Spoleto le contrapposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini; nel 1292 Don Celle di Bartolotto Pianciani fu podestà di Pisa, successivamente Capitano del Popolo a Perugia e podestà di Orvieto; e nel 1394 Don Simone fu l’ambasciatore incaricato di trattare la pace con i Malatesta di Rimini.
Todi, chiesa di Santa Maria della Neve
Della Chiesa di Santa Maria della Neve, o Santa Maria del Porto, poi parte di un complesso conventuale francescano quattrocentesco, si ha notizia fin dal XIII secolo. L’edificio primitivo, dedicato Santa Maria dell’Angelo, cioè alla Madonna Annunziata, dai caratteri romanici, era originariamente coperto a capanna e capriate, con un portico antistante su due livelli e senza campanile. Il più antico documento a citare la Chiesa di Santa Maria del Porto risale al 1249; la pergamena riporta l’atto di donazione della chiesa ai frati eremiti agostiniani della Tuscia da parte di dieci signori di Todi proprietari di tutti i locali del porto. Gli Agostiniani non accettarono però la donazione, preferendo però costruirsi una più dignitosa e sicura dimora fuori Porta Romana, a Todi. Forse fu occupata per un periodo dai Benedettini. Sul finire del XIV secolo il Comune di Todi e i patroni della chiesa chiesero a Bonifacio IX che, per il miglioramento del culto e perché la chiesa di Santa Maria era in rovina, vi fossero collocati Francescani.
Terni, convento di San Francesco
La Chiesa di San Francesco di Lugnano in Teverina, insieme al Convento, è stata edificata per la volontà della gente di Lugnano nel luogo in cui il Santo, aveva miracolosamente salvato un bambino rapito da un lupo. Dai documenti custoditi nell’archivio non è certa la data di fondazione, ma le cronache francescane la fanno risalire al 1229, dopo il passaggio di san Francesco. La storia narra che Francesco nel predicare agli abitanti del luogo (1212) , intenerito dalle grida strazianti del bimbo e della madre disperata, ordinò ad un branco di anatre selvatiche di liberare il fanciullo dalle fauci del lupo.
Orvieto, Palazzo Guidoni
Palazzo Guidoni si trova ad Orvieto in pieno centro storico, al numero 173 di Corso Cavour, la via principale della città che la attraversa longitudinalmente e ne rappresenta storicamente il decumano. Lungo il Corso nel corso dei secoli si sono attestati i palazzi delle principali e più importanti famiglie. Palazzo Guidoni, la cui datazione si colloca successivamente al 1567, fa parte del vasto corpus di palazzi progettati da Ippolito Scalza, una produzione che rappresenta il contributo più significativo di Scalza all'architettura del Cinquecento.