DONATELLA MILIANI
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Crimea, una storia tutta italiana. Dagli artigiani dell’800 fino ai Gulag

La mostra «La tragedia dimenticata. Gli italiani di Crimea» è visitabile a Perugia. L’esposizione fino al 21 luglio si trova nei locali della Loggia dei Lanari

Stefano Mensurati, giornalista Rai, curatore della mostra

Perugia, 11 luglio 2019 - Un viaggio a ritroso nel tempo attraverso immagini e documenti, per raccontare un dramma dimenticato, quello degli italiani in Crimea. Una storia che affonda le radici nell’800 (quando la zarina Caterina, imparentata coi Borboni, favorì l’arrivo di artigiani nella regione) fino ai tempi bui del regime comunista.

Negli anni Venti del Novecento cominciò la loro persecuzione con il sequestro delle proprietà e le purghe staliniane, poi, con l’accusa di essere controrivoluzionari, il regime li processò e fucilò a decine. Ma l’epilogo più triste data 29 gennaio 1942 quando per rappresaglia contro l’invasione italiana dell’Unione Sovietica, gli italiani di Kerch furono rastrellati casa per casa e trasferiti nei Gulag del Kazakhstan su vagoni piombati.

Un viaggio lungo 8000 chilometri durato due mesi. Nei Gulag i 1500 deportati furono decimati da freddo, fame, malattie e lavori forzati. Alla fine degli anni ’50 i sopravvissuti, meno di un centinaio, tornarono in Crimea - con il pesante fardello addosso di traditori e il divieto di parlare italiano -, dove dovettero ricominciare da zero perchè le loro case così come il lavoro non c’erano più. Una vicenda dolorosissima che non ha mai trovato spazio nelle pagine dei libri di storia. Ora viene almeno svelata grazie a una mostra itinerante che da ieri fa tappa a Perugia.

«Una città che ha in realtà un doppio legame con gli italiani di Crimea – spiega Stefano Mensurati giornalista Rai che collabora da tempo con Giulia Giacchetti Boico, presidente dell’associazione Cerkio degli italiani di Crimea nonchè curatrice della mostra –. Da un lato abbiamo avuto modo di risalire a 5 soldati dell’Amir fatti prigionieri e finiti nello stesso Gulag di Karaganda, in Kazakstan, dove erano rinchiusi gli italiani di Crimea. Creduti morti come altri 900 militari italiani, in realtà erano finiti nelle mani dell’Armata Rossa e in spregio a tutte le convenzioni internazionali mandati ai lavori forzati. Ai familiari possiamo almeno restituire la foto della scheda della prigionia dei loro cari. Dall’altro c’è il filo diretto stabilito grazie all’Università per Stranieri e dai Lions con cui cinque ragazzi discendendi degli italiani di Kerch sono potuti venire a studiare per tre mesi a Perugia, dopo che il dietro front del governo italiano».

Qualche anno più tardi, nel 2015, il presidente russo Putin in occasione di una visita privata di Silvio Berlusconi, informato dell’incredibile vicenda, ha poi riconosciuto agli italiani di Crimea lo status di minoranza deportata e perseguitata. Un traguardo importantissimo sia per ristabilire la verità storica su queste deportazioni ignorate dai libri di storia, sia per avere accesso a un indennizzo per le proprietà perdute al momento della deportazioni, prima fra tutte la casa. «Scopo della mostra itinerante – conclude Mensurati – è divulgare l’accaduto e sostenere l’associazione di Giulia Giacchetti Boico che a Kerch continua a insegnare e etnere vive la lingua, la cultura e le tradizioni italiane. Nonchè a tenere aperto un canale con le Università per permettere ai discendenti di quegli italiani di poter studiare per un po’ da noi».