REDAZIONE UMBRIA

È ancora ammalato di Covid ma lo dimettono: anziano muore

Il paziente anziano e diabetico era stato dimesso dall’ospedale perugino. Il figlio lancia gravi accuse

Un’immagine simbolo di una Terapia intensiva

Un’immagine simbolo di una Terapia intensiva

Perugia, 9 febbraio 2021 - Giampiero lo amavano tutti all’Università di Perugia. E non perché la morte impone un facile elogio, piuttosto perché in ogni luogo del mondo – un Ateneo, un palazzo pubblico, un’azienda o un ufficio – c’è quell’apparente ‘signor nessuno’ che in realtà è il ’signor tutto’, anima e storia di un’Istituzione. E lui, il signor Giampiero, era questo. Tecnico universitario col sorriso sempre stampato sul volto, volontario per la Protezione civile, una passione per il calcio, l’amore per la famiglia.  

Se ne è andato ieri, ucciso dal Covid. La vittima numero 841 in questa strage senza fine che solo domenica ha fatto altre 6 vittime. A rivelarlo, attraverso un post su Facebook, è il figlio: “Non ti preoccupare papà, che adesso la stessa porta la difendo io”, (il riferimento è alla porta di calcio), scatenando una valanga di commosse reazioni di amici, parenti e colleghi. Ma solo adesso si scopre che lo stesso figlio aveva già gridato allo scandalo per l’assistenza di un paziente malato che non si fa fatica a identificare nel genitore, dimesso dal Santa Maria della Misericordia il 2 febbraio nonostante una polmonite interstiziale dovuta alla SarsCoV2 su un anziano, diabetico, iperteso e in riabilitazione da un precedente ictus.

Solo – denuncia – perché “non ci sono posti”. Il messaggio diffuso via social il 2 febbraio è drammatico, liquidarlo come semplice grido di dolore sarebbe fin troppo semplice: "In Umbria un paziente positivo, con comorbilità come diabete e ipertensione, in riabilitazione da ictus, con una polmonite bilaterale in atto, viene rimandato in residenza covid perché satura bene con qualche litro di ossigeno e non ha febbre, nella speranza che non peggiori. Al di là della valutazione medica, credo non ci sarebbero dubbi sull’opportunità di tenere questa persona in ospedale – scriveva – . Ad oggi una situazione così non è ritenuta grave abbastanza per un posto in ospedale; normalmente lo sarebbe ma non ci sono posti".

Nel messaggio si attacca la gestione dell’emergenza da parte della Regione e il presunto progetto "di curare solo chi se lo può permettere. Se non fosse che, per la loro incapacità e malafede, adesso sono in difficoltà tutti, poveracci e ricchi. Dopo lo saranno solo i poveracci e i sanitari allo stremo. A quanti inorridivano quando si parlava di scegliere i malati da curare, sappiate che già succede in Umbria". E già nei giorni precedenti scriveva: "In Umbria va tutto bene grazie al nostro governo regionale. Una persona positiva che dev’essere trasferita in ospedale oggi 26 gennaio non trova posto. Si aspetta che se ne liberi uno per trasferirne un altro. Stiamo a discutere di tende che non sono state montate, ad ascoltare esperti che propongono la mirabolante soluzione di trasferire gente nelle Marche". "Sappiate che se dovessero ricoverare voi o vostra madre, ad oggi non ci sono posti perché i sanitari devono freneticamente smantellare altri reparti per crearne di nuovi". Erika Pontini