LUCA FIORUCCI
Cronaca

Abuso d’ufficio, indagate Tesei e Agabiti. Il giudice archivia l’inchiesta perché il reato è stato abrogato

Accertamenti partiti da un esposto anonimo. Le irregolarità ipotizzate in relazione all’assegnazioni di fondi per l’agricoltura. Tra i destinatari un’azienda legata all’assessore dove lavorerebbe un figlio della presidente.

Abuso d’ufficio, indagate Tesei e Agabiti. Il giudice archivia l’inchiesta perché il reato è stato abrogato

Donatella Tesei e Paola Agabiti

Sono state indagate per abuso d’ufficio la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e l’assessore alla programmazione europea al bilancio e al turismo Paola Agabiti Urbani. Il fascicolo, aperto dalla Procura della Repubblica, è stato archiviato dal gip di Perugia, su richiesta dello stesso ufficio diretto da Raffaele Cantone. Le presunte irregolarità, l’indagine è partita da un esposto anonimo, sarebbero state ipotizzate in relazione all’assegnazione di fondi del Piano di sviluppo rurale, risorse aggiuntive messe a disposizione dal Governo nella fase di ripartenza post covid. Tra i destinatari delle risorse, anche un’azienda legata all’assessore, dove lavorerebbe un figlio della presidente che ha aderito a una associazione temporanea di imprese, un centinaio, e che in questo assetto ha ottenuto i finanziamenti. "Mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell’operato della mia amministrazione": così a presidente Tesei ha commentato la notizia, quando l’ha appresa, "solo oggi e dai giornali". "In attesa di consultare gli atti, assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale". "Anche laddove non fosse stata disposta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico di Paola Agabiti risulta. del tutto infondata sul piano giuridico – sostiene l’avvocato Nicola Di Mario, che assiste l’assessore regionale Paola Agabiti –. Per comprendere l’inconsistenza dell’addebito è necessario precisare che la delibera 820 assunta dalla giunta regionale Umbria l’1 settembre 2021 non integrava alcuna strumentalizzazione della funzione da parte dell’assessore Agabiti in quanto la delibera si limitava a prendere atto della allocazione di nuove risorse finanziarie. Trattandosi di provvedimento a contenuto recettizio e vincolato non poteva configurarsi, neppure sul piano teorico, un esercizio deviato delle attribuzioni connesse alla carica istituzionale ricoperta dalla dottoressa Agabiti".

"Allo stesso modo non integrava alcuna violazione di norme penali la deliberazione 849 del 15 settembre 2021 assunta dalla Giunta Regionale dell’Umbria – aggiunge ancora il legale –. Infatti, il provvedimento amministrativo si contraddistingue come atto di pianificazione a carattere generale" istruito non dall’assessore. "La delibera della Giunta, riguardando un tema di interesse generale (economia dell’Ente ed estensione del programma di sviluppo rurale per l’Umbria con riguardo alle filiere produttive di olio, luppolo e tartufo) risultava adottata in modo del tutto legittimo".