REDAZIONE UMBRIA

Addio a don Leonello, “custode” degli immigrati

Stroncato dal Covid un religioso altruista e generoso ma anche molto discusso. Il ricordo di monsignor Sciurpa: "Si distingueva per la sua sensibilità sociale"

Don Leonello Birettoni se ne è andato, stroncato dal Covid. Per anni sacerdote degli immigrati, fu protagonista suo malgrado di una storia tormentata, culminata con una condanna in appello a 9 mesi perchè, sentenziò il giudice, lucrava sulle abitazioni dove ospitava gli stranieri spediti in tutta l’Umbria ad assistere gli anziani. Accusa sempre respinta dal sacerdote perugino balzato agli onori della cronaca agli inizi degli anni 2000, quando il quartiere di cui era sacerdote, la Pallotta, si oppose alla sua attività di accoglienza degli stranieri: a dire degli abitanti quegli immigrati erano fonte di degrado e insicurezza. Ma lui continuò la sua opera di carità finché venne "costretto" a un passo indietro dalla Curia e i riflettori sulla sua vicenda si spensero. Don Leonello era da alcuni anni ospite della Residenza protetta "Fontenuovo" di Perugia, quella Rsa dove si è acceso un focolaio importante che ha già provocato la morte di alcuni anziani.

Avrebbe compiuto 80 anni a breve (era nato a Perugia il 26 gennaio 1941) e venne ordinato sacerdote nel 1965. E’ stato viceparroco a Magione e Santa Maria di Colle di Perugia. Nel febbraio 1971 parroco della costituenda parrocchia di San Ferdinando, erigendo l’attuale chiesa parrocchiale consacrata nel 1983 dall’allora arcivescovo Pagani, e nel 2013 parroco di Mugnano. Nell’agosto 2015, a seguito di una grave malattia, è stato accolto a "Fontenuovo" dove ha svolto il ministero come cappellano. A ricordarlo è monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo della cattedrale di San Lorenzo, compagno di seminario e componente con don Leonello dello storico gruppo dei "magnifici sette" seminaristi ordinati nel 1965. "Sono venuti a mancare in due giorni due confratelli e compagni di seminario – commenta Sciurpa –, don Leonello Birettoni e don Gustavo Coletti. Eravamo un bel gruppo di promettenti sacerdoti con personalità e sensibilità diverse. Don Leonello, pur con una personalità molto originale, si lasciava coinvolgere dal gruppo. Fin dagli anni della sua formazione in seminario si distingueva per la grande sensibilità sociale che lo avvicinava a poveri e disagiati. Da parroco affrontava in maniera decisa, per certi aspetti anche discutibile, la ‘gestione’ delle criticità, come ad esempio l’accoglienza di migranti. Ha vissuto la missione di sacerdote con semplicità, generosità e povertà, correndo dei rischi, ma non gli mancava il coraggio per affrontarli". Esequie oggi in forma privata, con una rappresentanza del Presbiterio diocesano e familiari. Due messe in suffragio nella chiesa di San Ferdinando domani alle 18 e domenica alle 11.