DANIELE CERVINO
Cronaca

Addio all’uomo che "scoprì" la tomba dei Cutu

È morto Nazzareno Banella, nel 1983 ritrovò per caso a Monteluce il tesoro etrusco

di Daniele Cervino

Perugia piange "l’archeologo per caso". E’ morto a 88 anni, nella sua casa di via Settevalli, Nazzareno Banella, l’uomo che nel 1983 spalancò a Perugia le porta della storia, scoprendo casualmente una delle meraviglie etrusche ancora intatte e inviolate: la tomba dei Cai Cutu. Un tesoro antico, datato tra III e I sec. a.C., rinvenuto nell’attuale quartiere di Monteluce e oggi ricostruito al Museo archeologico nazionale dell’Umbria. Ieri nella chiesa di Ponte della Pietra si sono svolti i funerali del pensionato. "Mio padre non ha mai dimenticato quella scoperta, lo ha accompagnato per tutta la vita. Pensi che ha abitato proprio in via Cutu", racconta il figlio Federico. Torna indietro nel tempo, a quel giorno di 37 anni fa. Era dicembre, l’ora di pranzo. "Alloggiavamo nella proprietà del pittore Lorenzo Fonda e di sua moglie – è la testimonianza –. C’era un appezzamento di terreno affidato alle cure di mio padre. Il giorno prima del ritrovamento ci disse che aveva fatto un sogno strano, con dei cavalli bianchi".

Era una giornata di pioggia. Prima di pranzare Nazzareno andò nell’orto portandosi dietro l’ombrello, ma vide la radice di un olivo che usciva dal terreno e non appena la toccò cambiò tutto. Sprofondò, rimanendo imprigionato nella terra fino al busto. "Riuscì a liberarsi in fretta – racconta ancora il figlio –. Prese una scala e andò a vedere cosa era nascosto nel sottosuolo. Mia madre non voleva, pensava ci fosse un pozzo e che era pericoloso". Ma non si può rinunciare all’appuntamento con la storia. Così il perugino, armato di una pila che funzionava male, "attraversò" il tempo e si trovò faccia a faccia con uno dei Cutu, sulla sua tomba, semisdraiato. Rimase senza fiato, spaventato. "Ricevette anche una ricompensa, che arrivò tempo dopo. Fu suddivisa tra lo Stato, lui e il proprietario del terreno", aggiunge Federico.

Oggi il Museo accoglie la ricostruzione della tomba ipogea. Ospita un sarcofago e 52 urne cinerarie appartenuti agli uomini della famiglia Cai Cutu. Il capostipite è sepolto nel sarcofago collocato in fondo all’ambiente in asse con l’ingresso, ai lati le urne di Arnth e Larth Cai Cutu e tutti i discendenti. "A volte le scoperte fortuite rivelano tesori nascosti – spiega Maria Angela Turchetti, direttrice del Museo archeologico nazionale –. La tomba dei Cai Cuti è una delle più importanti della storia di Perugia etrusca e romana e auspico che passato questo periodo di pandemia, con i musei chiusi, si possa tornare ad ammirare questo splendida meraviglia di cui tutti possiamo essere fieri ed orgogliosi".