REDAZIONE UMBRIA

Affidati a medico legale e ginecologo gli accertamenti sulla vittima

La Procura di Perugia ha avviato accertamenti su una violenza sessuale e di gruppo subita da una 20enne di Fabriano. Due indagati sono accusati di aver abusato della giovane, mentre un'amica di 24 anni ha avuto un ruolo determinante nel porre fine alla violenza.

Affidati a medico legale e ginecologo gli accertamenti sulla vittima

PERUGIA - I segni dell’incubo vissuto dalla 20enne di Fabriano all’alba di una serata che doveva essere di solo divertimento. Sono stati avviati ieri mattina gli accertamenti che la Procura della Repubblica ha affidato a un medico legale e a un ginecologo. La loro consulenza sarà importante per mettere un primo punto fermo nell’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Perugia, che, al momento, ha due indagati, un 20enne e un 23enne, accusati di violenza sessuale e violenza di gruppo. I due, secondo quanto ricostruito, avrebbero materialmente abusato della ventenne. Uno, in particolare, avrebbe provveduto a tenerla ferma a terra, mentre l’altro avrebbe approfittato della situazione per compiere atti sessuali sulla giovane, praticamente incosciente. I due avrebbero fatto parte di un gruppo, diventato improvvisamente branco, di dieci ragazzi, tra cui almeno un minore, che avrebbe trascorso la serata con la 20enne e con l’amica di 24 anni, arrivate insieme a Perugia in treno, per vedere degli amici perugini, conosciuti da qualche tempo. Al momento di riprendere il treno per rientrare a casa, il branco si sarebbe offerto di accompagnare le ragazze, ma la proposta si sarebbe trasformata in una trappola, scattata all’esterno della piscina di Ponte San Giovanni. La ragazza di 24 anni, secondo quanto reso noto dalla questura, anche lei oggetto di molestie e palpeggiamenti, avrebbe avuto un ruolo determinante nel porre fine alla violenza. Accortasi che l’amica era in una situazione di pericolo, sarebbero riuscita a farsi largo tra i ragazzi, allontanato chi le era più vicino e cercando di farla riprendere. Un attimo di ritrovata lucidità per consentire alla 20enne di sottrarsi ai suoi aguzzini, girarsi di schiena e col cellulare avvertire la polizia