LUCA FIORUCCI
Cronaca

Agente aggredito in carcere. Confermate le due condanne

Dieci mesi a padre e figlio accusati di aver picchiato il poliziotto che aveva invitato il genitore a concludere il colloquio. Arrivata la sentenza d’appello.

Dieci mesi a padre e figlio accusati di aver picchiato il poliziotto che aveva invitato il genitore a concludere il colloquio. Arrivata la sentenza d’appello.

Dieci mesi a padre e figlio accusati di aver picchiato il poliziotto che aveva invitato il genitore a concludere il colloquio. Arrivata la sentenza d’appello.

La Corte d’appello di Perugia ha confermato la condanna a 10 mesi di reclusione a padre e figlio, accusati di aver aggredito un assistente capo della polizia penitenziaria al termine di un colloquio tra detenuto e visitatore, nel carcere di Capanne. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, e confermato ora anche da una sentenza di secondo grado, padre e figlio, oggi di 52 e 24 anni, nel febbraio del 2020 avrebbero aggredito l’assistente capo che avrebbe invitato il padre, che era detenuto, a concludere il colloquio visto che il tempo a disposizione era concluso. A questa richiesta, secondo quanto ricostruito, l’uomo sarebbe andato su tutte le furie, urlando e minacciando l’agente della penitenziaria, per poi arrivare a sferrare colpi contro di lui. Il figlio sarebbe, quindi, intervenuto per aiutare il padre. Secondo quanto sostenuto dall’avvocato Michele Maria Gambini, che assiste l’agente picchiato, nell’atto di costituzione di parte civile, dopo aver mandato letteralmente ko la vittima con un pugno a una tempia, "entrambi gli imputati hanno colpito numerose volte e con grande violenza l’assistente capo, incosciente al suolo calci e pugni al capo e al ventre".

L’assistente capo era stato, quindi, trasportato d’urgenza al Santa Maria della Misericordia dove era stato medicato e giudicato guaribile in 20 giorni. In seguito all’aggressione, la commissione medica di verifica che lo aveva visitato gli aveva riconosciuto un’invalidità permanente del 30%. Il processo di appello, come detto, ha confermato la sentenza di condanna emessa in primo grado.