Angelici
Tutti con gli occhi all’insù ad ammirare quel gioco di prospettive creato dai trompe l’oeil, gli intrecci di luci e di ombre, le pennellate sfumate quasi a percepire il fruscio delle tende che gli angioletti con grazia aprono per mostrarci la narrazione: eh sì, nel ’600 in chiesa era come trovarsi a teatro e l’intento del pittore è quello di spettacolarizzare la fede, di sublimare il divino con una messa in scena eseguita a regola d’arte, studiata per stupire i fedeli.
Siamo al Gesù, una delle chiese più amate dai perugini. Don Mauro Angelini, il rettore, la governa con affetto, dedizione e visione imprenditoriale, tanto da trasformarla in uno dei luoghi di culto più visitati dai pellegrini e dai turisti non solo italiani. In questi giorni è terminata la prima parte dei restauri che riguardano la volta e il transetto sinistro. In anteprima La Nazione è andata a scoprire i “tesori“ risanati del Gesù di piazza Matteotti, dove è possibile ammirare, tra le altre opere, gli affreschi di Andrea Carlone (XVII secolo) ripuliti dalla fuliggine e dagli anni.
"Abbiamo incluso nell’ intervento tutte le opere e le superfici che sono presenti nella zona del transetto sinistro. Questo per completare l’area restituendola alle funzioni liturgiche e per contenere i costi del montaggio, noleggio e smontaggio delle impalcature – spiegano i restauratori Paolo Biscarini, Francesca Drisaldi e Polidori –. I dipinti, nella scena della vocazione di Giosuè, erano offuscati dai depositi del fumo dell’incendio e da vecchi ritocchi. Anche nel fondale raffigurante la presa di Gerico era visibile una zona più scura del resto già pulito e consolidato nell’intervento del 2008, che però si è rivelato essere un rifacimento di una grande lacuna dell’intonaco eseguito nell’800". La mano dei restauratori si è posata poi sulle superfici delle decorazioni in stucco, cornicione e riquadri ai lati degli altari: queste presentavano le stesse polveri scure di fumo dell’incendio del 1989, oltre a ridipinture eseguite nel corso di secoli di manutenzioni. "In molte zone del cornicione – fanno notare – il modellato in stucco era rovinato e nella quasi totalità delle superfici le dorature erano ridipinte a porporina". Nuova luce anche per le pareti del transetto, sistemate le sculture lignee e dorate dell’organo e dell’altare, risanata la ringhiera e il balcone dell’organo, dove è incisa la firma di Morlacchi.
"Siamo molto contenti – ammette don Mauro – perché i restauri rappresentano un ulteriore passo verso la riqualificazione della chiesa tanto amata dai perugini. La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij, e la bellezza qui al Gesù sta risplendendo sempre più. Speriamo di iniziare al più presto anche i restauri della seconda parte deill’opera. Intanto, mi preme ringraziare la Fondazione Perugia per il contributo dato, con l’auspicio che sia l’inzio di un sogno che porto nel cuore: gli interventi per i tre oratori dei nobili, degli artisti e dei mercanti, e dei contadini. Il Gesù - conclude il rettore - fa parte delle 700 chiese del Fondo edifici di culto (Fec) ed è tra le trenta più importanti per la storia (fu fondata da Sant’Ignazio di Loyola), per l’architettura (la peculiarità a torre), per l’arte barocca e per la devozione con i culti del Sacro Cuore di Gesù e della Madonna Bambina, da poco festeggiata".