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Il procuratore Raffaele Cantone sul luogo dove il ragazzo è stato ritrovato senza vita
Perugia, 15 febbraio 2025 – Chiedono che sulla morte di Andrea sia fatta luce, che si arrivi alla verità. Una verità che vogliono conoscere anche se potrebbe fare male, anche se potrebbe rivelare un figlio e un fratello che nessuno conosceva.
Venerdì 14 febbraio il padre Michele e la sorella Anna hanno incontrato il procuratore Raffaele Cantone e l’aggiunto Giuseppe Petrazzini, che coordinano le indagini sulla morte di Andrea Prospero, 19 anni, trovato senza vita il 29 gennaio dopo cinque giorni di ricerca. Morto in una camera presa in affitto a poca distanza dallo studentato dove viveva, tra i blister di farmaci, i cinque cellulari e la quarantina di sim telefoniche sul cui utilizzo sono ancora in corso accertamenti.
E poi quella carta di credito, rinvenuta nel bagno, intestata a un giovane di Genova che ai magistrati perugini ha spiegato di non conoscere Andrea, di non aver perso una carta né di essere il proprietario di quella rinvenuta durante il sopralluogo.
Nella stanza di via del Prospetto, presa in affitto all’inizio di gennaio e prenotata fino al 20 febbraio, gli uomini della squadra mobile hanno recuperato anche il computer i cui dati sarebbero stati in parte recuperati e quindi potranno essere scandagliati per verificare eventuali contatti con altre persone, conversazioni o attività informatiche che possano contribuire a indirizzare le indagini verso la soluzione del mistero.
Allo stesso modo, resta da chiarire se Andrea fosse da solo in casa oppure se ci fossero altre persone con lui, se si possa rilevare il coinvolgimento di altre persone.
Circostanza che la procura, eventualmente non esiterà ad accertare. Ulteriori elementi utili potrebbero arrivare dagli esami tossicologici effettuati in sede di autopsia. Esami utili a chiarire l’ipotizzata intossicazione da farmaci che, in base alle indagini fin qui condotte, si ritiene la causa del malore che ha ucciso il ragazzo di Lanciano.
Ragazzo che, ha raccontato il padre Michele, non aveva dato alcun tipo di segnale di disagio, difficoltà o preoccupazione. Era contento di rientrare a Perugia dopo le feste di Natale e di affrontare l’esame al quale si era segnato insieme alla sorella.
Eppure quello che sembra emergere è un altro Andrea, coinvolto forse in qualcosa che lo ha schiacciato. Forse ha visto qualcosa che non doveva vedere, forse si è fidato di qualcuno a cui non avrebbe dovuto dare considerazione. Forse si era infilato in un tunnel buio dal quale non è più riuscito a uscire.
Il giovane è stato ritrovato dopo cinque giorni di ricerca, partite il 24 gennaio dopo che la sorella, che lo attendeva come ogni giorno per pranzare alla mensa universitaria, non è più riuscita a contattarlo al telefono dopo aver mancato l’appuntamento. Il cellulare, per l’ultima volta, si collocava nell’area di Monteluce.
Lì le ricerche erano state focalizzate nei primi giorni, dai palazzi abbandonati ai cantieri, allargandosi fino alla prima periferia e all’area del Tevere. Poi la drammatica scoperta nel b&b, dove la prenotazione non era risultata ai controlli della questura. Andrea era morto già da tempo, presumibilmente proprio il giorno della sua scomparsa. Il perché è ancora da chiarire.
Luca Fiorucci