SOFIA COLETTI
Cronaca

Ascanio Celestini al Torti di Bevagna con ’I parassiti’. E poi a Città della Pieve e Narni con ’Rumba’

Cantore di un teatro civile e di narrazione, in lotta contro le ingiustizie e i soprusi, Ascanio Celestini (nella foto)...

Cantore di un teatro civile e di narrazione, in lotta contro le ingiustizie e i soprusi, Ascanio Celestini (nella foto)...

Cantore di un teatro civile e di narrazione, in lotta contro le ingiustizie e i soprusi, Ascanio Celestini (nella foto)...

Cantore di un teatro civile e di narrazione, in lotta contro le ingiustizie e i soprusi, Ascanio Celestini (nella foto) è il grande protagonista di questa settimana teatrale con due spettacoli. Stasera alle 20.45 inaugura la stagione del Torti di Bevagna, promossa da Tsu e Comune, con il reading “I parassiti. Un diario dei Covid19“, accompagnato da Gianluca Casadei alla fisarmonica. E’ uno spettacolo ispirato al periodo drammatico della pandemia in cui l’artista offre una riflessione sul rapporto con la malattia e con la fine della vita, in particolare sull’elaborazione del lutto nella società contemporanea. "Siamo stati presi di sorpresa dalla pandemia, ma l’abbiamo interpretata – dice – Abbiamo un’idea razionale della malattia (...) Ma non siamo più preparati per la morte. Abbiamo bisogno delle cose materiali. Così mi sono messo a raccontare e a scrivere. A fare qualcosa che non avesse un corpo. Perché il lutto è immateriale come la memoria, le parole, i sogni".

Subito dopo è la volta di “Rumba. L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato“ che Celestini porta in scena domani alle 21 agli Avvaloranti di Città della Pieve (stagione curata da Fontemaggiore) e poi sabato alle 21 al Manini di Narni (stagione targata Tsu), sempre con Casadei alla fisarmonica e le immagini dipinte di Franco Biagioni. “Rumba“ è la terza parte di una trilogia composta anche da ’Laika’ e ’Pueblo“ con gli stessi due personaggi che vivono in un condominio di qualche periferia tra la povera gente. "Perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi?" si chiede Celestini che immagina come il santo vivrebbe la povertà nell’Italia contemporanea e chi sceglierebbe quale compagno di strada, per non essere semplicemente povero, ma servo dei poveri.