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TERNI La Cassazione ha definitivamente assolto un cinquantenne che aveva coltivato nella propria abitazione 48 piante di marijuana. L’ uomo...
TERNI La Cassazione ha definitivamente assolto un cinquantenne che aveva coltivato nella propria abitazione 48 piante di marijuana. L’ uomo era stato condannato dal Tribunale di Terni e assolto dalla Corte d’appello, che aveva ritenuto la coltivazione per consumo personale. Contro l’assoluzione il ricorso della Procura generale, respinto dalla Suprema Corte.
"Ireato di coltivazione di stupefacenti - osserva la Cassazione _ è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo estraibile nell’immediatezza, perché basta la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza a stupefacente. Tuttavia, non integra il reato di coltivazione di stupefacenti, per mancanza di tipicità, una condotta di coltivazione che, in assenza di significativi indici di un inserimento nel mercato illegale, denoti un nesso di immediatezza oggettiva con la destinazione esclusiva all’uso personale, in quanto svolta in forma domestica, utilizzando tecniche rudimentali e uno scarso numero di piante, da cui ricavare un modestissimo quantitativo di prodotto".
"La Corte di appello ha correttamente applicato il principio di diritto - così ancora i giudici di Cassazione _ per il quale integra una coltivazione domestica non punibile la messa a coltura di piantine di marijuana, collocate in vasi in un’abitazione, le quali consentono l’estrazione di un quantitativo minimo di sostanze".