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Ast, Fismic va all’attacco: "Piano industriale a rischio per la burocrazia incapace"

Il sindacato critica "il rimpallo delle responsabilità da parte dei politici" e chiede che "i rappresentanti dei lavoratori vengano coinvolti".

Ast, ancora prese di posizione sull’accordo di programma

Ast, ancora prese di posizione sull’accordo di programma

"Il progetto industriale di Ast rischia di essere compromesso da una burocrazia lenta, incapace e inefficiente, l’esatto contrario di ciò che serve per lo sviluppo e il rilancio dell’azienda". A esprimere preoccupazione per i ritardi quasi triennali dell’accordo di programma indispensabile alla realizzazione del piano industriale di Ast è il direttivo provinciale della Fismic Confsal di Terni. Secondo il segretario generale, Giovacchino Olimpieri, senza accordo di programma il piano industriale presentato dall’azienda il primo aprile 2022, del valore di un miliardo tra risorse private e finanziamenti pubblici, che garantiva la salvaguardia occupazionale rischia di non essere realizzato nella sua interezza, attualmente sono stati effettuati solo circa un quarto degli investimenti finanziati dalla sola proprietà. "Destano perplessità e inquietudine – scrive Fismic Confsal Terni – le dichiarazioni del Ministro Urso durante il question-time alla Camera dei deputati quando afferma che l’azienda ha rappresentato il problema del costo dell’energia solo durante la fase di discussione, lasciando intendere che non era stato posto come prioritario e fondamentale nell’accordo di programma, cosa invece a noi nota fin dalla data di presentazione del piano industriale".

Il sindacato quindi chiede chiarezza e trasparenza: "Come organizzazioni sindacali siamo sempre stati tenuti fuori da tutti gli incontri, è arrivato il momento che i rappresentanti dei lavoratori vengano coinvolti come sempre è avvenuto in passato. Assistiamo ad un rimpallo delle responsabilità da parte dei politici come se i problemi odierni non fossero mai stati evidenziati nei decenni passati, sentiamo parlare oggi, a ridosso delle elezioni regionali, del raddoppio della Orte Falconara, interrogazioni alla camera relative ai costi dell’energia e chi più ne ha più ne metta". Non rispettando il patto di Territorio del 2004, Terni ha perso mille posti di lavoro e una produzione di eccellenza. Con la vertenza del 2014 sono arrivate ulteriori perdite di posti di lavoro ma anche di produzioni strategiche come il Titanio. "Della gloriosa Acciai Speciali Terni polisettoriale – conclude Fismic Confsal di Terni – è rimasto un lontano ricordo. Anche la filiera del tubo oggi attraversa una crisi che al momento sembra irreversibile a partire dalla riduzione di personale di Forvia e l’attuale situazione del tubificio di Terni. Ora non abbiamo solo i costi energetici più alti ma anche gli stipendi più bassi d’Europa e nulla si sta facendo per invertire la tendenza".