REDAZIONE UMBRIA

"Ast, l’area a caldo rischia grosso". Monito della Fiom sull’accordo

"L’azienda espliciti la sua soluzione ai costi energetici e il Governo si assuma la responsabilità della risposta"

Alessandro Rampiconi, segretario Fiom

Alessandro Rampiconi, segretario Fiom

Carte scoperte. Le chiede la Fiom-Cgil sull’ormai fantomatico accordo di programma per l’Ast. Prima all’azienda, affinché espliciti la propria proposta di soluzione alla tagliola dei costi energetici; poi al Governo, in modo che chiarisca una volta per tutte se tale proposta può o meno essere accolta. Nel fratempo Ast e soprattutto l’area a caldo rischiano grosso.

"Il ministro Urso, prima dell’incontro del 30 dicembre, ha più volte fatto riferimento a una soluzione dei costi energetici di Ast che ora, invece, sembra scomparsa – sottolinea il segretario Fiom, Alessandro Rampiconi –. L’azienda a Cremona nelle scorse settimane ha parlato di una sua proposta: ecco, è ora che la espliciti, perché i rischi sono alti e il Governo si è reso disponibile a cercare soluzioni entro e non oltre il 20 gennaio. Non so se è chiaro: a febbraio l’accordo si firma o esce dall’agenda, e Ast ha sempre garantito la sua firma a patto di una soluzione al caro energia".

Quali sono i rischi? "I segnali emersi dal tavolo del 30 dicembre sono tutti negativi – continua Rampiconi –. Intanto è stato bloccato l’investimento sul lamierino magnetico, che riduce quello complessivo dal miliardo previsto a poco più di 600 milioni, con il finanziamento pubblico che passa da 300 a 200 milioni. Poi il Governo ha precisato che eventuali soluzioni ponte all’energia riguarderebbero 2027 e 2028, ciò vuol dire che per 2025 e 2026 in ogni caso non cambierà nulla. Quindi in Ast continuerà l’importazione di bramme dall’Indonesia? L’area a caldo di Ast continuerà a fermarsi periodicamente? Per i lavoratori sarà possibile non usufruire di cassa integrazione per altri due anni? In pratica, questo stato di cose può reggere? Il rischio concreto è un grave depotenziamento dell’area a caldo".

E’ l’unico? "Assolutamnente no. Se salta l’accordo di programma c’è il rischio del blocco degli impianti. L’azienda può decidere di investire in autonomia: ma in quel caso con quali vincoli? Mantenimento dei livelli occupazionali e massima tutela dell’ambiente non potranno restare temi centrali".

Ste.Cin.