La burocrazia è il primo ostacolo che si pone sulla strada dei popoli in cammino. E il percorso per arrivare ad ottenere il diritto alla cittadinanza in Umbria risulta tra i più complessi. E’ uno dei dati emersi in occasione della presentazione del 33esimo rapporto Caritas-Migrantes a Perugia. Il documento è stato illustrato al "Villaggio della carità", durante un incontro con don Marco Briziarelli, direttore Caritas diocesana, il diacono Vito Simone Foresi (Ufficio Migrantes), monsignor Pierpaolo Felicolo (Fondazione Migrantes), Simone Varisco, referente del rapporto e l’arcivescovo Ivan Maffeis.
I dati. "Sono 90mila i cittadini stranieri residenti in Regione, il 9% della popolazione, con un aumento al primo gennaio 2024 dell’1,3 per cento rispetto all’anno precedente. Più della metà sono donne. Romena (22.530), albanese (10.692), marocchina (8.949), ucraina (5.063), macedone (3.087) le comunità più numerosee. Eppure, i permessi di soggiorno in corso di validità, a marzo 2024, erano appena 65mila. Esiste quindi una zona grigia – spiega Varisco - composta da circa 25mila stranieri, molti dei quali non sono propriamente irregolari ma in attesa del rilascio o del rinnovo del permesso o inseriti nel sistema di accoglienza diffuso nel territorio. La comunità romena, 22mila persone, è la più numerosa, seguita da quella albanese e da quella marocchina. I flussi più recenti verso l’Umbria hanno riguardato migranti di fede cattolica e ortodossa, smentendo la narrazione su un’invasione islamica in corso. Forte è la presenza giovanile: sono quasi 17mila alunni non italiani nelle scuole umbre, quasi il 15% del totale". Il rapporto ha esplorato anche le loro forme di espressione, come la musica hip hop, che crea neologismi e testi scritti in più lingue, accorciando le distanze ed eliminando la paura del diverso. "La mobilità umana si conferma un fenomeno sempre più comunitario. L’immigrazione è un tema che ha segnato profondamente il tessuto sociale, economico e culturale dell’Italia - aggiunge monsignor Felicolo". "Troppe volte le nostre letture sono letture superficiali, dettate dalle paure, dalla non conoscenza - prosegue Maffeis -. Il primo frutto del rapporto è quello di metterci in contatto con la realtà e quando vi si conosce le paure dalla non conoscenza".
Silvia Angelici