SILVIA ANGELICI
Cronaca

Auto di lusso vendute senza pagare l'Iva: giro da 1 milione di euro, scoperta maxi frode

Dogane e Stradale di Perugia hanno individuato una società di Roma impegnata nel settore del commercio di vetture e fornitrice di un autosalone di Foligno che operava in completa esenzione dell’imposta sul valore aggiunto

Indagini Dogana-Polizia

Indagini Dogana-Polizia

Perugia, 14 novembre 2024 - Più di 60 automobili, anche di grossa cilindrata vendute evadendo l'Iva. Ma  il "trucco"  è stato scoperto da Dogana e Polizia di Perugia, che hanno accertato una  frode per quasi 1 milione di euro su mezzi di lusso. A capo dell'operazione una società di Roma impegnata nel settore del commercio di autovetture e fornitrice di un autosalone del comprensorio di Foligno che operava in completa esenzione dell’imposta sul valore aggiunto.

Le vetture erano state acquistate dal mercato tedesco e promosse per la vendita tramite siti internet specializzati nel settore automotive, e vendute, tramite l’autosalone umbro, ad altrettanti acquirenti ignari delle ingannevoli procedure messe in atto per evitare il versamento all’erario dell’IVA.

La società romana aveva infatti assunto il ruolo di soggetto giuridico interposto, ovvero di società in capo alla quale cumulare il debito dell’imposta conseguente alla commercializzazione in Italia delle immatricolazioni, che avvenivano utilizzando falsa documentazione commerciale e false dichiarazioni di atto notorio, con le quali gli ignari clienti dichiaravano di avere effettuato l’acquisto direttamente in Germania e quindi di poter beneficiare delle condizioni di esenzione previste dalla normativa in quanto le imposte sarebbero state assolte in altro Stato Membro dell’Unione Europea.

Dagli accertamenti, che si sono concentrati sulle operazioni messe in atto durante un anno di attività, è emerso che la società capitolina, oltre alle 60 auto cedute al salone folignate, ha venduto altre autovetture in alcune regioni del Centro Italia accumulando così un debito Iva di circa 900.000. Al termine dell’accertamento il titolare della società romana è stato deferito alla Procura della Repubblica di Spoleto.

Le sanzioni previste vanno da un minimo di 2,1 milioni a un massimo di 2,3 milioni di euro.