Regge l’incolpazione disciplinare per i fatti di presunta corruzione al tribunale di Spoleto cade il traffico di influenze, al momento annullato dalla Cassazione per l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, in attesa della nuova pronuncia del Riesame. Gli avvocati Mauro Bertoldi e Nicoletta Pompei, già finiti ai domiciliari nell’ambito dell’indagine della procura di Firenze, e sospesi in via cautelare dal Consiglio disciplinare dell’Ordine degli avvocati nel febbraio scorso, dovranno scontare altri 4 mesi di stop dal lavoro e poi potranno tornare a vestire la toga.
La decisione è stata presa ieri dal Consiglio distrettuale guidato dall’avvocato Maurizio Lorenzini. Presidente del collegio che ha istruito il procedimento il collega Edoardo Torlini.
Bertoldi e Pompei, difesi dagli avvocati Luca Maori, Aldo Poggioni e Guido Rondoni hanno chiesto di limitare la sospensione cautelare che, inizialmente, era stata imposta per un anno depositando al collegio la sentenza dei giudici di piazza Cavour che hanno messo in discussione sia i reati di corruzione in atti giudiziari che sconfessato la procura sul traffico di influenze.
Di lì la decisione di ridurre la sospensione.
I giudici, con una sentenza a firma del presidente, l’umbro Stefano Mogini, hanno infatti annullato l’ordinanza del tribunale del Riesame di Firenze, che aveva confermato i provvedimenti cautelari, ordinando una nuova valutazione del caso: i giudici, in particolare, dovranno innanzitutto dire se la contestazione di traffico di influenze ’sopravvive’ anche senza intercettazioni e spiegare come i giudici indagati – Tommaso Sdogati e Simone Salcerini – abbiano commesso un atto contrario ai doveri d’ufficio, come previsto dal reato di corruzione in atti giudiziari, visto che – è il ragionamento della Cassazione – i fatti descritti potrebbero integrare anche i meno gravi reato di corruzione ’semplice’ o, addirittura abuso d’ufficio.
Ma se Pompei aveva un solo procedimento per Bertoldi il Consiglio di disciplina dovrà pronunciarsi anche in merito alle accuse mosse negli altri due fascicoli avviati dalla procura di Perugia, uno per sfruttamento della prostituzione, l’altro per una serie di falsi commessi – secondo l’accusa – in concorso con un’impiegata civile della questura di Perugia.
Erika Pontini