Perugia, 6 novembre 2019 - Dodici anni fa ammazzarono la loro mamma, incinta della sorellina. Un caso choc di femminicidio quando ancora non c’era l’emergenza di donne uccise per mano dei loro uomini. Fu il padre a strangolarla e soffocarla con un cuscino, ha stabilito una sentenza ormai irrevocabile. E nessuno ha mai saputo con certezza se e cosa viderono quella maledetta notte del 25 maggio 2007 i due bambini che all’epoca avevano appena 4 e 8 anni e dormivano nella cameretta accanto.
Oggi che i figli di Barbara Cicioni, ormai di 20 e 16 anni, hanno perso anche lo zio che li aveva in affido e li ha cresciuti a Roma come fossero figli suoi, devono combattere contro una legge che riconosce a Equitalia e allo Stato italiano un’ipoteca di primo grado sui beni del padre che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Terni. E la villetta rosa del delitto, nel borgo Spaccino di Compignano, potrebbe andare all’asta giudiziaria, depauperando ancora di più il magro patrimonio dei ragazzi e rendendoli vittime per la terza volta di tanto orrore. La mamma uccisa, il padre in carcere, lo zio stroncato da una malattia e lo Stato che prima deve soddisfare le spese di giustizia: intercettazioni, consulenze e pure gli avvocati che si costituirono parte civile per conto delle associazioni.
I due ragazzi infatti hanno ereditato la metà della villetta dalla madre (Spaccino era già stato dichiarato indegno) mentre il restante 50 per cento di Spaccino è stato prima ipotecato da Equitalia e poi pignorato dal tutore legale dei ragazzi ed è in corso il procedimento esecutivo. Ma la procedura si è fermata per timore. Il tribunale di Spoleto infatti potrebbe mettere all’asta la casa, anche sotto prezzo, e consegnare agli orfani il 50 per cento del ricavato visto che i diritti principali sono in capo allo Stato. E tutto questo avviene, in un silenzio quasi assordante, mentre in Italia si discute delle tutele, anche economiche, per i figli del femminicidio.
Ma tant’è. L’avvocato Valeriano Tascini, difensore dei ragazzi, sta cercando di trovare un accordo extragiudiziale che coinvolga anche i parenti Spaccino visto che la villetta è inserita nel contesto rurale di più abitazioni tutte della famiglia di Compignano. Soldi che servirebbero ai ragazzi per consentirgli di studiare.
Spaccino si è sempre dichiarato innocente: nel carcere di Terni, dopo anni trascorsi al lavoro in lavanderia, ora si occupa dei conti correnti dei detenuti e già anni fa si era dichiarato disponibile a intestare la sua parte di casa ai figli. Ma nel 2016 l’ente di riscossione aveva notificato a Spaccino due cartelle esattoriali con l’annuncio dell’iscrizione ipotecaria. Bloccando di fatto anche la possibilità di disporre del bene. Una tragedia dell’assurdo quando ormai si sono spenti i riflettori sul dolore di due bambini.
Erika Pontini © RIPRODUZIONE RISERVATA