REDAZIONE UMBRIA

Benvenuti a Sant’Anna, la stazione fantasma "Qui ormai siamo in lockdown da sei anni"

La ’metropolitana di superficie’ è stata solo una promessa tradita. Troppi ritardi, non ci sono più binari né treni da Ponte San Giovanni. I due commercianti che resistono: "Non passa nessuno, perso il 60 per cento di fatturato. E sul rilancio tante parole a vuoto"

di Roberto Borgioni

PERUGIA

Il progetto aveva un nome affascinante e allettante per la gente che si muove con i mezzi pubblici: ’Metropolitana di superficie’. Sbandierato per anni, quasi ostentato da chi mano a mano si passava le redini della vecchia Ferrovia Centrale Umbra. Si ricorda ancora la luccicante inaugurazione del primo tratto di raddoppio dei binari (900 metri) da Sant’Anna verso Ponte San Giovanni. "E’ solo il primo, grande passo verso un nuovo modo di muoversi a Perugia – dissero gli amministratori di allora – Ci saranno treni ogni otto minuti che ridurranno il traffico privato e cambieranno per sempre il nostro modo di muoversi in città". Seguì trionfale viaggio dimostrativo in treno, brindisi, ricchi premi e cotillon.

Sono passati quindici anni e cosa è rimasto di tutto quello sfarzo ostentato, di quello sfrenato ottimismo? Andate a vedere come è ridotta oggi Sant’Anna: quei 900 metri di doppio binario orgogliosamente esposti a mo’ di trofeo non ci sono più, sradicati come tutto il tratto da Sant’Anna al Ponte. Gli accessi all’area arrivi e partenze sono sbarrati, e del resto sarebbero inutili visto che non ci sono treni che partono o arrivano. Sulle panchine della stazione pochissimi viaggiatori, anche se il terminal dei bus è comunque rimasto attivo. La sala d’aspetto è chiusa a tripla mandata per evitare scomode intrusioni e sulle vetrate ci sono due dita di polvere. Ovunque erba alta e cartacce. La parola degrado non rende nemmeno a pieno l’idea di una realtà lasciata all’abbandono, dimenticata da tutti. Il nuovo binario da Ponte San Giovanni doveva già essere funzionante, stando alle promesse, e invece ad ora è stato realizzato solo il primo dei quattro chilometri del tracciato. Andare a Sant’Anna è come fare un viaggio nel nulla, nelle promesse non mantenute, nei sontuosi progetti che ormai sono stati cancellati anche dal libro dei sogni, tanto non ci crede più nessuno.

In questo mare magnum del triste niente una sola attività galleggia a stento: è il bar all’angolo della stazione. "Qui ormai da troppo tempo siamo in difficoltà – dice la titolare, Catia Rinchi – A noi il lockdown non ha fatto nulla, perché di fatto siamo in lockdown da sei anni. E già dal 2012, con i rallentamenti forzati dei treni, avevamo perso il 40 per cento dei clienti, soprattutto studenti e pendolari perché già allora usavano altri mezzi, sennò sarebbero sempre arrivati in ritardo. Ora abbiamo perso il 60 per cento del fatturato che avevamo, e forse sto pure stretta. Ho dovuto a malincuore lasciare andare quattro dipendenti, perché qui magari per ore non passa nessuno".

Nel frattempo, però, entrano due clienti ma sono come mosche bianche. Sui tavolini all’esterno non c’è anima viva. Quali speranze possono esserci per il futuro? Catia Rinchi sospira e sorride, ma è un sorriso amaro: "La mia speranza? Andare in pensione prima possibile, non ho mai visto questo degrado. E c’è sicuramente anche un problema di sicurezza, impellente. Io la sera chiudo alle 17.30 e me ne vado. Per quest’area c’erano tanti progetti ma, come al solito, sono andati tutti a vuoto. Non solo: la chiusura del parcheggio per realizzare il terminal dei bus ci ha portato via un altro 20 per cento di clienti".

Appena fuori dalla stazione, sulla piazza, c’è l’edicola che una volta era all’interno. "Ci siamo trasferiti qui perché volevamo ingrandirci – spiega il titolare, Raoul Rosi – Invece la chiusura della stazione ci ha tolto almeno la metà della clientela tra studenti e pendolari, non passano più neanche i ragazzi delle scuole che qualcosa compravano. E la cancellazione del parcheggio è stato un altro duro colpo. Tutta la zona è stata ormai abbandonata, le persone non vengono più perché non ci sono servizi. Spero che quando, prima o poi, riapriranno la stazione torni un po’ di vita, che qualcosa ci aiuti a risollevarci perché così avanti non si va". Splende il sole nella mattinata di Sant’Anna. Ma è un sole che sembra più pallido, come le ombre su quella che era una stazione.