REDAZIONE UMBRIA

Bimbo gravissimo, aperta un’altra inchiesta

Si valuta l’eventuale ritardo della comunicazione del ricovero alla magistratura

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Un’altra inchiesta. Per verificare se, nella catena delle comunicazioni con la magistratura, tutto abbia funzionato nel migliore dei modi. E se così non fosse le ragioni per cui non è successo. Un altro fronte di indagine si apre sulla vicenda del bimbo di un anno arrivato domenica 15 maggio in arresto cardiocircolatorio all’ospedale Santa Maria della Misericordia. Da subito era stato aperto un primo fascicolo, per maltrattamenti e abbandono di minore. A giorni di distanza nel registro dei indagati era stata iscritta la mamma. Ora si apre un altro fronte d’indagine, più “tecnico“ per così dire. Perché su quel bambino arrivato morente in ospedale, sottoposto a pratiche rianimatorie per sette lunghissimi minuti prima che il peggio fosse scongiurato, era stata individuata una frattura alla testa in corrispondenza con la fronte. E il motivo dei nuovi accertameti risiederebbe nel ritardo con il quale le forze dell’ordine sarebbero state avvisate della situazione. Perché il bambino è arrivato in ospedale nella tarda mattinanta, mentre la comunicazione sarebbe stata data in questura nel tardo pomeriggio. Un lasso di tempo che risulterebbe difficile da giustificare, se accertato. Tanto più che il piccolo era stato ricoverato anche alla fine di marzo, per la rottura di un braccio.

Il bambino è ancora ricoverato all’ospedale Meyer di Firenze, dove è stato trasferito nella mattinata del 16 maggio, quando le sue condizioni hanno permesso lo spostamento. Era stato portato in auto da un uomo che, avvolto in una coperta bagnata, lo aveva affidato ai medici. Dopo una strenua lotta contro la morte, il piccolo aveva ripreso a respirare. C’erano voluti sette interminabili minuti. Secondo quanto raccontato dalla madre agli investigatori, il piccolo stava per soffocare a causa di un pezzo di biscotto che gli era andato di traverso. La madre, che respinge le accuse, era riuscita a togliere il boccone, ma il piccolo non si riprendeva. Per questo, aveva raccontato ancora, aveva provato a gettargli dell’acqua addosso.