
Wladimiro Boccali con la moglie Catina al fianco della sua amatissima moto
Perugia, 8 novembre 2015 - "Sono sereno – dice un rilassato e sorridente Wladimiro Boccali –. Ho la consapevolezza disincantata che c’è un tempo per ogni cosa. Quello per il ruolo istituzionale è finito, ma la passione politica ovviamente resta. Per cui continuo a occuparmi di temi che mi interessano, siano essi relativi al contesto in cui vivo o che riguardino Paesi a centinaia di migliaia di chilometri di distanza".
Riflessioni sulle grandi questioni della nostra epoca con «La Pratica del Dubbio»?
"Sì, questo è il nome – spiega – scelto per l’associazione che fa capo all’Arci, il mio luogo di formazione e crescita dopo la Fgci. Nome mutuato da un libro-intervista di Carnieri a Ingrao. Personaggio per il quale ho sempre nutrito profonda stima".
Un’associazione molto ’targata’.
"Beh certo, è composta da persone con idee e orientamenti ben precisi che sono convinte però che, specie in un’epoca come questa, alimentare il dubbio come ricerca e approfondimento sia un valore aggiunto. Insomma, torno a fare quello che è sempre stato nelle mie corde".
Di chi è stata l’idea?
"Mia. Nell’ultimo anno e mezzo ho letto tanti libri. Prima quasi tutto il tempo era occupato da delibere e documenti. Ho condiviso con i miei vecchi amici delle federazione comunista ma anche con i nuovi incontrati in questo anno e mezzo, la volontà di fare volontariato culturale. La proposta è piaciuta. Ed eccoci qui con un programma davvero stimolante".
Si spazia dai vent’anni dalla guerra nell’ex Jugoslavia esplosa in Bosnia, ai temi della psichiatria ma anche il colonialismo, i migranti, i temi religiosi e la violenza sulle donne.
"Problematiche del nostro tempo. Da approfondire oltre il fatto quotidiano. A livello nazionale e non solo. Bella la collaborazione con l’Università per Stranieri dove il 25 novembre ad esempio parleremo della violenza sulle donne nel mondo".
Qual è il suo lavoro oggi?
"Sono un libero professionista. Fornisco consulenze e supporto per creare reti di imprese e professionisti e sono presidente del fondo pensioni complementare per dipendenti pubblici e del settore sanità: Perseo-Sirio. Nel tempo libero cerco di dare una mano alla Comunità di Capodarco che si occupa di disabili psichici".
C’è qualcosa che cambierebbe tornando indietro?
"Tanto – commenta –, ma non dico cosa. Non voglio più entrare nel dibattito politico-istituzionale. Ho fatto a me stesso la promessa di non farlo più".
Però resta legato a Perugia.
"E’ la mia città, anche se per lavoro sono spesso a Roma".
Gli eventi si terranno tutti qui?
"No, anche in altre località della regione, tra cui Assisi e Solomeo. I temi? Parleremo di Europa ad esempio con il sociologo Domenico De Masi. Presenteremo poi anche il libro di uno scrittore tedesco Michael Braun, sulla Merkel, che analizza il personaggio e il suo ruolo in Germania e in Europa. Lo faremo insieme a un giornalista francese e uno della tv greca, interverrà anche D’Alema. Mi piace sottolineare poi l’incontro con Marco Ventura, perugino, docente di diritto canonico e storia delle religioni all’Università di Siena e Lovanio, uno degli atenei cattolici, fiammingo, più importanti al mondo. Partiremo dal suo libro ‘Creduli e credenti’ e apriremo un dibattito al quale prenderanno parte anche il vescovo vicario di Perugia Paolo Giulietti e il professor Roberto Zaccaria. Poi ci saranno i temi dell’immigrazione e del colonialismo, spunto sarà il libro della scrittrice Igiaba Scego. Ma ci sarà spazio anche per la storia del calcio con il libro dell’inglese John Foot docente alla Bristol University. Stiamo lavorando inoltre alla presentazione di progetti europei sui temi del dialogo tra i diversi paesi, tra popoli e tra modelli di governo».
Cosa c’è nel futuro di Boccali?
"Il lavoro e l’impegno con questa associazione per creare una relazione internazionale che aiuti a uscire da un provincialismo che a volte attanaglia la discussione politica locale ma anche nazionale".