REDAZIONE UMBRIA

Borgo Sant’Antonio. Dall’entrata nel 1859 dei Bersaglieri alla festa di popolo

Chiesa aperta nel 1374, commissionata dall’Abate di Monmaggiore. L’evento in onore degli animali fu organizzata per onorare il Santo.

Da Porta Sant’Antonio nel 1859 entrarono le truppe dell’esercito sabaudo dei Bersaglieri. La targa sopra la porta è stata affissa nel 1897:. a sinistra com’era, in alto com’è oggi.

Da Porta Sant’Antonio nel 1859 entrarono le truppe dell’esercito sabaudo dei Bersaglieri. La targa sopra la porta è stata affissa nel 1897:. a sinistra com’era, in alto com’è oggi.

Benvenuti nel borgo Sant’Antonio, che prende il nome dalla chiesa di Sant’Antonio Abate. Fu aperta nel 1374 sull’estremità della poderosa fortezza papale di Porta Sole, commissionata dall’Abate di Monmaggiore su progetto di Matteo di Gattapone nel 1373 e distrutta dai perugini nel 1424. Sostituisce la precedente porta del 1273 attinente alle mura medievali. Le poderose mura esterne in mattoni, sul versante est, risalgono alla ristrutturazione del 1519. "I priori tornarono a munirla nel 1519, su disegno del maestro Rocco da Vicenza - spiega Adriano Piazzoli -. Di questi ultimi lavori rimangono le forti mura del Cassero, le quali fiancheggiano la strada che scende verso Monteluce". Da questa porta, come testimonia la lapide apposta sopra l’arco, nel 1859 entrarono le truppe dell’esercito sabaudo dei Bersaglieri, da cui l’attuale nome della via adiacente che precedentemente si chiamava via Sant’Antonio. Il 14 settembre del 1897 - come si può notare nella cartolina qui a fianco - per iniziativa di un comitato popolare e a cura del Municipio venne collocata sopra la porta la targa-ricordo.

Il quartiere è molto legato alla sua gloriosa storia. E ogni anno organizza la grande festa in Corso Bersaglieri in onore di Sant’Antonio Abate (in programma proprio oggi). La tradizione vuole far risalire tale momento celebrativo al 1200, scritture ci riportano indietro nel tempo a Federico Barbarossa. La scultura che ritrae il Porcellino, sostenuto su un tronco di colonna romana, rafforza tale tesi riconducendo la tradizione rituale ancora a periodi precedenti. Tale scultura è visibile nella Piazzetta a lato della chiesa di S. Antonio Abate. L’allevamento del Porcello era consentito anche all’interno delle mura perché il suo grasso serviva per realizzare un unguento che con l’aggiunta di erbe officinali era utile per alleviare il dolore delle piaghe del fuoco di S. Antonio.

La festa di popolo in onore degli animali da lavoro fu conseguenza diretta per onorare il Santo, morto nel 356 d.c., protettore degli stessi, necessari ai contadini per i lavori nei campi. In epoche più recenti i festeggiamenti furono rivolti a tutti gli animali, anche da compagnia. La processione con l’esposizione del santo in Corso Bersaglieri è un momento che ha sempre richiamato tantissimi cittadini.