CLAUDIO LATTANZI
Cronaca

Botte e abusi su moglie e tre figlie. Condanna a otto anni confermata

La Corte d’Appello ratifica la sentenza di primo grado. Un calvario familiare durato oltre vent’anni

Aula di giustizia

Aula di giustizia

Una vita familiare trasformata in inferno da un marito e padre violento per il quale la Corte d’Appello ha confermato la condanna ad otto anni di reclusione, già emessa in primo grado. Al centro della vicenda c’è un cittadino straniero, residente con la famiglia in un paese dell’orvietano e che per anni ha sottoposto a violenze continue la moglie e le tre figlie, due delle quali minorenni. Dopo anni di vessazioni, dolore e umiliazioni costanti, la moglie aveva preso la decisione di denunciarlo, rivolgendosi alle forze dell’ordine e ponendo fine a quel vero e proprio calvario.

I giudici della Corte d’Appello hanno disposto come pena accessoria anche la sospensione della responsabilità genitoriale, la misura di sicurezza del divieto di svolgere lavori a contatto con minori e l’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza ed eventuali spostamenti per almeno un anno. A fare appello alla sentenza di primo grado era stato il legale dello straniero. L’uomo è stato riconosciuto responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale ai danni della moglie per averla percossa con grandissima frequenza per oltre vent’anni di convivenza, incurante della presenza delle figlie minori ed adolescenti, con calci, pugni, schiaffi, tirandole i capelli e con la cintura, per averla sottoposta a continue umiliazioni e gravi offese che accompagnava con la gestualità caratterizzata da una volgarità fuori dal comune e priva della minima inibizione anche davanti alle figlie, assistite dall’avvocato Flavia Rizzica.

Il tutto in un crescendo di violenza che era terminata nella costrizione della moglie a subire rapporti sessuali violenti. Al punto che in una occasione prima di costringerla al rapporto rifiutato, le aveva messo un cuscino sul viso ostruendole la bocca ed il naso fino quasi all’asfissia. L’uomo che aveva l’abitudine di esplicitare le proprie fantasie sessuali anche di fronte alle figlie, negli ultimissimi anni della convivenza familiare aveva preso anche l’abitudine di minacciare di morte la congiunta, affermando sempre in presenza delle ragazzine, terrorizzandole, che per farla soffrire ancora di più, prima di ammazzarla e prima di ammazzare al termine dell’azione se stesso, le avrebbe fatto assistere all’uccisione di ciascuna delle figlie per sua mano.

Cla.Lat.