MICHELE NUCCI
Cronaca

Coronavirus, fase 2. La prima giornata. Bus semivuoti e biglietto fai-da-te

Alle fermate mancano gli orari. Passeggeri distanziati e con le mascherine. Scusi, per obliterare? "Ci scriva la data con la penna"

L'interno di un mezzo pubblico

Perugia, 5 maggio 2020 -  È iniziata la Fase 2 anche per il trasporto pubblico, ma come da copione a Perugia gli autobus non sono stati certo presi d’assalto. Timori che ci fosse un grande afflusso in verità non ce n’erano: il capoluogo non è una metropoli ed è la città con il numero più alto di auto in Italia. Se a ciò si aggiungono i tagli alle corse degli ultimi anni e la conseguente disaffezione, le scuole chiuse, la paura di utilizzare il mezzo pubblico in tempi di Covid e gli orari non proprio così frequenti, ecco che a frequentare le corse di Busitalia purtroppo pare siano davvero rimasti in pochi.  

Il primo giorno della ripartenza è insomma come da copione: poca gente, tutta con le mascherine e distanziamenti rispettati. Certo qualche disagio c’é: manca l’orario alle fermate oppure quando si sale con il biglietto non si può obliterare né tantomeno chiederne l’acquisto all’autista, ma questo è il coronavirus e i passeggeri pare ci abbiano fatto già l’abitudine. "Oggi c’è più gente del solito" dice però il conducente. Il nostro viaggio è nella linea K che va da Compresso-Cenerente fino a piazza Partigiani, passando per due quartieri popolosi come San Marco ed Elce. L’orario non è quello di punta, è vero, e mantenere le distanze sociali nei pullman qui non è quindi un problema. Dei 19 posti a sedere ne sono disponibili solo 10, indicati con tanto di cartello, ma nella corsa da Cenerente (piena periferia) fino al terminal ai piedi del centro storico, sia all’andata che al ritorno, ci sono 4-5 persone compreso il cronista.  

Anziani e stranieri come da copione, che non hanno bisogno di consultare gli orari: sono degli habitué. Nel bus c’è il contenitore con il disinfettante per le mani, i posti indicati dove ci si può sedere e l’autista è reso inavvicinabile con tanto di cordicella bianca e rossa che lo tiene lontano dai passeggeri. La gente indossa le mascherine (obbligatorie) e quasi sempre anche i guanti: nessuno infatti dei dieci utenti saliti a bordo che abbiamo contato utilizza il gel. Alle fermate come detto non ci sono però gli orari, solo il Qr code che per un anziano non è il massimo. "Tanto la prossima settimana si cambia di nuovo" racconta l’autista. E i biglietti? A bordo dell’autobus non si possono fare e neanche obliterare, proprio perché la macchinetta si trova a pochi centimetri dal posto di guida. "Scriva la data e l’orario sul ticket" suggerisce l’addetto di Busitalia. E se non avessi la penna?  

Traffico lungo il percorso non ce n’è molto, gli orari vengono rispettati senza fatica. Al terminal di piazza Partigiani non c’è quasi anima viva: due passeggeri e un altro autobus in attesa. Si riparte, salgono un paio di persone a Elce e nulla più. Poi all’improvviso parte un colpo di tosse: l’anziano seduto in fondo al bus dà due colpi secchi. Due donne che stavano parlando si ammutoliscono e lo guardano, l’autista punta gli occhi sullo specchietto per capire chi è stato. "Sto bene, sto bene" tranquillizza il signore a cui sorrodino solo gli occhi, visto che ha la bocca coperta dalla mascherina. E’ evidente però che basta uno starnuto per ricordarci che siamo ancora in tempo di coronavirus...