ROBERTO BORGIONI
Cronaca

Carenza di medici, è codice rosso. L’Asl deve chiamare in servizio pensionati, laureandi e neo-dottori

Via ai contratti semestrali, delibera d’urgenza "per garantire le attività sanitarie e assistenziali". Da coprire almeno duecento posti vacanti. "Mancanza che grava pesantemente sulle strutture"

Perugia, 8 gennaio 2024 – Le parole pesano. Soprattutto se sono scritte in una delibera ufficiale firmata dalla direzione dell’Asl1. Fotografano senza se e senza ma una situazione drammatica della sanità territoriale, alle prese con una pesantissima carenza di medici (le stime parlano di almeno duecento posti vacanti) che mette a rischio anche i servizi essenziali, come le attività ambulatoriali e l’assistenza di base. Così, in un atto pubblicato sabato 5 gennaio – quindi in pieno clima vacanziero, a testimoniare l’urgenza della situazione – l’Asl 1 riapre le porte a medici in pensione, neolaureati e iscritti agli ultimi due anni delle Scuole di specializzazione.

Per tutte queste figure sono pronti contratti a tempo determinato, con rapporti semestrali di lavoro autonomo che termineranno comunque entro il prossimo 31 dicembre. Potranno essere impiegati in tutte le strutture sanitarie pubbliche, a cominciare dagli ambulatori e dall’urgenza-emergenza degli ospedali territoriali, dove le carenze sono più drammatiche e i disagi per chi ha bisogno di cure si allungano a dismisura.

La delibera del 5 gennaio parte dalla "necessità indifferibile di garantire le attività sanitarie e assistenziali dell’Azienda Usl Umbria 1, che devono essere assicurate senza soluzioni di continuità". Prosegue sottilineando "la nota carenza di personale medico in considerazione del fatto che l’esperienza pregressa ha evidenziato il rapido esaurirsi delle graduatorie di concorso e di avviso pubblico senza riuscire a soddisfare le esigenze delle diverse strutture in contesto", aggiungendo che nella nota firmata il 4 gennaio dal direttore sanitario "si evidenzia la carenza di personale medico che grava pesantemente sulle strutture della Azienda e l’ impossibilità in tempi brevi di reperire i professionisti attraverso le procedure tradizionali". Il quadro dell’emergenza assoluta è tracciato in queste righe. E allora si procede con "la stipula di eventuali contratti di lavoro autonomo con medici collocati in quiescenza , medici iscritti all’ultimo e penultimo anno della scuola di specializzazione e medici laureati in Medicina e Chirurgia, abilitati all’esercizio della professione medica, iscritti all’ordine professionale e non iscritti alle scuole di specializzazione". Dovranno essere i direttori delle varie unità operative a chiedere i rinforzi. Che arriveranno, anche se solo per sei mesi. Poi l’impressione è che bisognerà ricominciare da capo.