REDAZIONE UMBRIA

Caso-moschea, nessun processo

Umbertide, prosciolti i 13 imputati coinvolti nella vicenda dei lotti acquistati dall’Associazione islamica

Nessun processo per il "caso" della Moschea di Umbertide. Tra "insussistenza" dei fatti ed intervenuta prescrizione, i tredici imputati coinvolti – a vario titolo – nella vicenda dei lotti di terreno acquistati dall’Associazione culturale islamica per la maxi moschea del Centro Italia, sono stati prosciolti in sede di udienza preliminare. Sotto la lente d’ingrandimento della procura, finirono in particolare due lotti che servivano per allargare la cubatura della struttura, acquisti – secondo l’accusa – senza indire un nuovo avviso di gara. E così per l’ex sindaco di centrosinistra Gianpiero Giulietti alla guida della città dal 2009 al 2014, e poi per il primo cittadino Marco Locchi, si profilarono le accuse di abuso d’ufficio e turbativa d’asta per aver favorito l’Associazione islamica. Nel mirino la giunta che approvò le delibere sospette del 2013, due tecnici comunali, ma anche presidente e membri del consiglio direttivo dell’Associazione nel ruolo di presunti "privati concorrenti istigatori".

Tutti prosciolti a cominciare dagli ex sindaci: per Giulietti, difeso dall’avvocato Sandro Picchiarelli, il non luogo a procedere è arrivato per intervenuta prescrizione, così anche i componenti della ex giunta (ad eccezione di Stefania Vagnini, prosciolta con formula più ampia), che tramite delibera, "dopo aver modificato in ubicazione, estensione e valori tutti i lotti oggetto di asta pubblica del 22 luglio 2011" a seguito della quale l’Associazione si era aggiudicata un lotto di 780 mq, avrebbero proceduto all’assegnazione di altri due nuovi lotti senza aver pubblicato un nuovo avviso di gara.

Cade anche l’ultimo capo di accusa. In particolare Locchi, difeso dall’avvocato Giancarlo Viti, è stato prosciolto perché il "fatto non sussiste", così come per un tecnico istruttore ed un dirigente comunale a cui erano stati contestati un ulteriore abuso per aver ravvisato "la necessità di procedere al frazionamento catastale dei lotti a seguito della variazione planimetrica e distributiva con cui venivano anche assegnati in via diretta i lotti 3, 4 e P all’Associazione islamica e affidando l’incarico allo studio associato Tecnotop", il cui lavoro per poco più di mille euro veniva pagato dal Comune.

La vicenda partì in seguito ad un esposto della Lega presentato nel 2017 per chiedere, tra gli altri, verifiche sulla correttezza dell’iter dell’alienazione dei terreni del Comune al centro culturale islamico. Gli accertamenti erano poi confluiti nel fascicolo della procura che nei mesi scorsi aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti.

Valentina Scarponi