Il Centro Antiviolenza Crisalide continuerà a ospitare utenti di Spoleto, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria. Con apposita determinazione dirigenziale il Comune di Spoleto ha autorizzato le attività del Centro antiviolenza a carattere non residenziale con sede a Spoleto in via Cascia. Ad assicurare il servizio per una durata di tre anni, rivolto agli utenti della zona sociale 9, sarà ancora l’associazione “Donne contro la Guerra“ che, dopo l’analisi del gruppo tecnico del Comune, è risultata idonea per la gestione del servizio.
L’atto di autorizzazione del Centro definisce anche i termini per il funzionamento del servizio e contiene anche alcune prescrizioni rivolte al gestore. La struttura deve garantire, a titolo gratuito, i servizi minimi previsti dal regolamento regionale partendo dall’ ascolto attraverso colloqui telefonici e preliminari presso la sede per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni utili. Sul fronte dell’accoglienza deve offrire "protezione e accoglienza gratuita alle donne vittime di violenza a seguito di colloqui strutturati volti ad elaborare un percorso individuale di accompagnamento mediante un progetto personalizzato di uscita dalla violenza".
È prevista inoltre l’assistenza psicologica, ovvero il supporto psicologico individuale o anche tramite gruppi di mutuo aiuto, anche utilizzando le strutture ospedaliere ed i servizi territoriali. Le donne vittime di violenze potranno contare anche sul servizio di assistenza legale consistente in "colloqui di informazione e di orientamento, supporto di carattere legale sia in ambito civile che penale, informazione e aiuto per l’accesso al gratuito patrocinio, in tutte le fasi del processo penale e civile".
I servizi del Centro Crisalide non riguarderanno solo le donne ma anche i minori vittime di violenza assistita, secondo le modalità previste dalla legge e/o in raccordo con i servizi presenti sul territorio. Le vittime riceveranno anche un importante supporto per superare il trauma subito con le violenze che prevede la definizione di un progetto individuale di fuoriuscita dalla violenza e un’attività di orientamento al lavoro, attraverso informazioni e contatti con i servizi per il lavoro per individuare un percorso di inclusione lavorativa verso l’autonomia economica, ma anche abitativa.
Il gestore infine dovrà anche occuparsi dell’attività di raccolta e analisi di dati e di informazioni sul fenomeno della violenza di genere.