di Michele Nucci
Alle quattro e un quarto non c’è più neanche un posto a sedere. Manca quasi un’ora al comizio finale del centrodestra e l’auditorium di San Francesco al Prato va subito esaurito per l’arrivo dei leader del nazionali a sostegno della candidata Donatella Tesei. C’era da aspettarselo: i posti sono poche centinaia, quella sala l’hanno riempita facilmente Margherita Scoccia e Vittoria Ferdinandi, figuriamoci se non andava pieno per l’arrivo di Giorgia e dei suoi ‘amici’ di governo.
E i disagi non mancano: per i giornalisti, relegati ormai nelle retrovie dalla politica – proprio una brutta abitudine – ma anche per i tanti tifosi del centrodestra, costretti a rimanere lontani dal palco anche se sono arrivati un’ora e mezzo prima dell’inizio. "Perché davanti ci vanno solo i candidati e gli staff" sentenza una donna sulla cinquantina che si occupa della sicurezza che con fare rigido, rifiuta persino la richiesta del sottosegretario agli Interni, Emanuele Prisco, di far accedere una persona. "E’ tutto organizzato dalla Lega" dice il parlamentare europeo, Marco Squarta ai suoi elettori che vengono respinti. Intanto però più d’uno si scambia il pass e la fa franca. Ma poco importa: i ‘vip’ con i raccomandati di turno sono davanti e il popolo dietro.
Popolo che però si scalda subito quando alle 17.23 sale sul palco la governatrice Tesei, che strappa applausi sinceri e convinti. Soprattutto quando attacca la sinistra. "Quando siamo arrivati c’erano le macerie – dice – sia quelle del terremoto che quelle della sanità. Loro l’hanno distrutta in 50 anni di governo, altro che noi". Poi l’affondo contro gli avversari si fa pesante sulle infrastrutture, forse come mai aveva fatto fin qui: "Se quelli di sinistra vogliono andare in giro con il somaro sulle mulattiere lo facciano, ma noi non ci stiamo". E’ un intervento che alla fine dura circa 20 minuti il suo, che inizia con emozione sincera per il suo staff. "Gli altri hanno detto tantissime falsità e questo mi fa pensare due cose: o sono ignoranti o non sono capaci a governare".
Poi sul palco tocca a Maurizio Lupi, Antonio Tajani (che cita e ringrazia Andrea Romizi, "il miglior sindaco che abbia mai avuto Perugia"), Matteo Salvini, che ha battuto la regione palmo a palmo in questi ultimi giorni. E il leader della Lega è stato netto su un argomento: "Questi cinque anni hanno svelato agli umbri - che pensavano che dopo 70 anni non potesse cambiare nulla - che in Umbria lavori se sei bravo anche senza la tessera del Partito democratico o della Cgil in tasca". Infine qualche minuto prima delle 19 tocca a Giorgia Meloni: applausi scroscianti e un intervento incentrato sui temi nazionali. Poi la frecciata finale a Stefania Proietti e al centrosinistra: "Non strapperemmo il loro programma neanche se ne avessero uno". Legge infine la cartella con tutti i temi via via affrontati dal centrodestra: dalle infrastrutture al turismo e fino alla sanità. "Chissà che l’Umbria non sia la 12esima vittoria su 13 da quando siamo al Governo...", dice. Poi ringrazia tutti i partiti meno Alternativa popolare di Bandecchi, ma gli stringe vigorosamente la mano quando sale sul palco per la foto finale.