I pugni, le tirate di capelli. Le minacce, anche di morte. Poi le punizioni. Chiusi nella cuccia del cane o in uno sgabuzzino. Ma tutto a fin di bene. Almeno dal punto di vista di un 49enne che, secondo quanto contestato, avrebbe ripetutamente maltrattato il figlio e la figlia della sua compagna con l’intento di "educarli". Una visione distorta che il giudice per le indagini preliminari di Perugia ha voluto sottolineare con un duplice provvedimento cautelare nei confronti dell’indagato, allontanato dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi alla compagna e ai minori e, allo stesso tempo, raggiunto dal divieto di dimorare nel comune dove gli episodi contestati si sono verificati, ovvero Assisi. Secondo quanto ricostruito, in base alla denuncia della compagna, per tre anni, a partire dal 2021, l’uomo avrebbe avuto un atteggiamento particolarmente violento, nei confronti dei due ragazzini: strattonamenti, schiaffi, tirate di orecchie e di capelli. E ripetutamente denigratorio. Fino ad arrivare alle punizioni che sarebbero consistite nel rinchiudere i due minori nella cuccia del cane o uno sgabuzzino a suo piacimento. E guai a parlarne con la madre, perché altrimenti, avrebbe tagliato loro i capelli. Oppure li avrebbe uccisi. Questo, quanto emerso dalla denuncia e dalle testimonianze raccolte dagli agenti del commissariato di Assisi che, nelle scorse settimane, hanno raccolto le paure della compagna dell’uomo che alcune di quelle vessazioni avrebbe anche filmato.
La donna, secondo quanto ricostruito, dopo essere arrivata a dormire con i bambini per paura che potesse accadere loro qualcosa, lo scorso luglio ha deciso di lasciare casa e andare altrove con loro, proprio per sottrarli alle presente e ripetute violenze. Dopo la denuncia, sono iniziate le indagini che, nell’arco di poche settimane, hanno portato la Procura della Repubblica di Perugia a richiedere una misura cautelare nei confronti dell’uomo. Una richiesta che il giudice per le indagini preliminari ha accolto disponendo l’allontanamento dell’uomo da casa e il divieto di ogni forma di contatto con i familiari. Allo stesso tempo, l’indagato, che ha rifiutato il braccialetto elettronico non prestando il consenso al provvedimento, non potrà dimorare ad Assisi.