"Grazie Carlo". In due parole, scritte su un delizioso manifesto disegnato con mano davvero felice, un artista sconosciuto ha voluto testimoniare la gratitudine di Umbertide al suo calzolaio, ritiratosi da poco dal lavoro. Già perché Carlo Becchetti ha chiuso definitivamente il suo storico laboratorio di via Roma, minuscola bottega dove è passata tutta la città con un paio di scarpe in mano.
Ammalatosi di recente Carlo Becchetti ha tirato giù definitivamente la serranda del suo locale, dove qualcuno l’altro ieri ha affisso il manifestino con su in bella vista un paio di scarponi e la scritta semplice - ma mai così tanto vera e da tutti sentita - "Grazie Carlo".
La sua storia è stata pubblicata di recente anche sul sito di Umbertidestoria, nell’ambito di un lavoro di ricerca sugli antichi mestieri di Francesco Deplanu. Carlo, classe 1936, nato da una famiglia di mezzadri, aveva imparato il mestiere di ciabattino da Mario Mariotti, a Santa Maria e poi da Peppino Lisetti.
Infine per quattro anni si era fatto le ossa in una bottega al Niccone, integrando l’attività di famiglia con deschetto, colla e lesina.
Nel 1962 partì per fare il militare (15 mesi) e dopo la naja, con addosso la voglia di girare il mondo e trovare un’altra occupazione emigrò in Svizzera, dove lavorò in una fabbrica.
Tornato ad Umbertide riprese la sua attività di ciabattino, che non abbandonò più fino ad un paio di mesi fa, rilevando l’attività da Alvaro Suvieri in quel di via Roma 36, dove tutti lo ricordano con il martello in mano, il sorriso in bocca, la battuta sempre pronta e le belle, vecchie foto in bianco e nero alla parete. Per Carlo è arrivato il momento di godersi un pò di riposo, meritatissimo dopo tanti anni di lavoro, mentre per agli umbertidesi tocca l’onere e la difficoltà di trovarsi un bravo calzolaio che lo sostituisca, impresa tutt’altro che facile.
Certo è che a tutti non manca tanto un ciabattino, quanto piuttosto lui, i suoi modi scanzonati, quel suo essere un simbolo di una città che piano piano scompare. Grazie di tutto Carlo, davvero.
Pa. Ip.