"Dopo essere usciti dalla crisi post Covid con un grande scatto di reni del sistema imprenditoriale anche grazie ad adeguati sostegni regionali e nazionali l’economia sta rallentando nuovamente, chiamando tutti a fare scelte che incidono direttamente sulla competitività e l’attrattività dell’Umbria". Lo ha detto il presidente di Cna Umbria, Michele Carloni, durante la presentazione del Rapporto commissionato al Cresme Ricerche. "Dopo la pandemia – prosegue Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme - l’Umbria è tornata a crescere e a fine 2024 supererà il valore aggiunto 2019 (+ 0,2%). Ma è una crescita inferiore non solo a quella delle regioni più performanti, ma anche alla media nazionale. Per quanto riguarda i settori, nel 2022 solo il commercio è tornato ai livelli precedenti la grande crisi iniziata nel 2008, mentre tutti gli altri comparti sono al di sotto di almeno dieci punti (industria e costruzioni addirittura del 30% più bassi). Buone notizie, invece, sul fronte della produttività industriale, che dal 2016 cresce più della media nazionale sebbene partendo da livelli molto più bassi. Il dato macroeconomico più positivo per il 2024 è quello relativo al fatturato dell’export, che si attesta su un + 6,8% (in Italia + 1,1%). E se è vero che nel 2023 le esportazioni umbre avevano registrato un calo del 3,5%, l’anno precedente avevano segnato + 23,6%, oltre tre punti e mezzo sopra la media nazionale. Sono soprattutto la siderurgia, il tessile e l’agroalimentare a spingere le esportazioni. Positivi – continua Bellicini - anche i dati relativi all’occupazione, aumentati del 2,6% nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre anche nei primi mesi del 2024 gli occupati sono cresciuti dell’1,2%. Nel confronto 2019/2023, i dipendenti sono aumentati del 6,4%, mentre sono scesi di oltre 15 punti percentuali i lavoratori autonomi, determinando una contrazione del numero di imprese. Se nel 2024 la crescita dell’occupazione è stata trainata soprattutto dal commercio e dal turismo mentre l’industria ha segnato un – 8%, nel confronto con il 2019 i rapporti sono invertiti, con l’industria che ha fatto segnare un + 11% di occupati e il commercio che ha registrato un calo del 5%.
Le cose tornano a farsi meno rosee guardando al valore aggiunto per occupato, che in Umbria, secondo l’Istat, è di 42.900 euro, inferiore del 18,4% rispetto alla media dell’Italia. Non va meglio sul fronte dei redditi, che nel 2022 sono di circa 20mila euro per un dipendente umbro del settore privato (- 12% rispetto alla media nazionale), collocando l’Umbria all’11° posto, davanti solo alle regioni meridionali. Buone notizie dal turismo, che nel 2023 ha segnato il picco storico di arrivi e presenze, soprattutto grazie ai visitatori italiani, mentre resta molto da fare con gli stranieri. L’università di Perugia, dopo otto anni di crescita, è tornata a crescere sfiorando i 30mila studenti. Negativi i dati sulla demografia, con una perdita netta di quasi 40mila residenti nel decennio 2013/2023, il progressivo invecchiamento della popolazione (che vede gli over 65 in continua crescita rispetto alla popolazione in età lavorativa) e un saldo migratorio estero in perdita. "Sulla base di questi dati – ha ripreso Carloni - abbiamo formulato dieci proposte per la prossima legislatura: integrazione tra sistema dell’istruzione e mondo del lavoro, la crescita dimensionale delle imprese, la riqualificazione del territorio, l’industrializzazione del turismo, l’attrazione di nuovi residenti nei centri storici, l’adozione di un nuovo modello organizzativo per il welfare e la sanità, la chiusura del ciclo dei rifiuti, la semplificazione amministrativa per migliorare la competitività, un grande patto dell’Italia centrale sulle infrastrutture".