
L'area di Collestrada, alle porte di Perugia
Perugia, 11 giugno 2017 - Oltre a Primark e a Ikea, gli altri marchi che dovrebbero sbarcare a «Collestrada 2» sono prima di tutto Coin e insieme ad esso è quasi certo l’arrivo di Pimkie, Stradivarius, Claire’s, Sorbino e Gutteridge. Si tratta in quasi tutti i casi di grande marche di abbigliamento e accessori che spaziano da una clientela di teenager, a quella più matura, per prodotti di grande eleganza e qualità e certamente alla moda
LA LISTA dei negozi che andranno ad occupare i nuovi spazi è stata fornita agli amministratori perugini (il sindaco Andrea Romizi e l’assessore all’Urbanistica Emanuele Prisco) in occasione dell’incontro di giovedì scorso. Una riunione a cui hanno partecipato i rappresentanti di Coop Centro Italia e del Fondo immobiliare olandese Eurocommercial, che ha acquisito alcuni mesi fa la parte immobiliare e dei terreni dell’area.
I DUE «COLOSSI» (oltre a Ikea) al momento sono dunque Primark e Coin. La prima è un’azienda irlandese specializzata nella vendita di abbigliamento fondata nel 1969 e che in Italia ha solo quattro negozi: nel centro commerciale «Il Centro» di Arese, a Roncadelle nel nuovo centro «Elnòs», poi ai Gigli di Firenze e infine ad Adigeo di Verona (altro centro commerciale).
CERTAMENTE più conosciuta è Coin, che un tempo era a Perugia in centro storico: è una catena italiana di «department store» di fascia alta che opera nei settori dell’abbigliamento, della bellezza e dell’home decoration. Fondata nel 1926 a Pianiga, conta 69 negozi in Italia e 33 all’estero. Dal 2011 la maggioranza delle azioni del gruppo è in mano al fondo di private equity inglese «Bc Partners».
OLTRE a questi due, arriveranno gli altri cinque già citati ma è previsto anche l’ampliamento di Zara, H&M e Media World. Proprio l’aumento delle superfici commerciali è stato al centro della trattativa tra Comune e investitori: per Ikea infatti lo spazio sarà di 25mila metri quadrati, mentre le metrature di vendita di «Collestrada 2» aumenteranno di circa 12.500 metri quadrati, rispetto ai 15mila previsti all’inizio (con i magazzini si dovrebbe quindi salire fino a un massimo di 17mila). Una diminuzione chiesta proprio dall’amministrazione comunale e sulla quale c’è un accordo di massima con gli investitori privati.