REDAZIONE UMBRIA

Condannato per abusi su un bimbo. C’è la revisione, i giudici lo assolvono

Le indagini difensive degli avvocati Gentile e Cozza hanno “riaperto“ il caso: il piccolo aveva confessato alla sorella di aver detto una bugia. Il 50enne è uscito dal tribunale da uomo libero.

Gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile

Gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile

Condannato a nove anni con l’accusa di aver compiuto uno dei reati più orribili e ripugnanti: aver abusato sessualmente di un bambino. Sentenza passata in gudicato e porte del carcere che si erano aperte nel giugno 2023. Ma lui, cinquantenne, ha sempre urlato la sua innocenza, ovunque, senza stancarsi di farlo. Mai. Quel grido è stato raccolto dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza che avevano presentato istanza di revisione del processo alla Sezione penale della Corte d’Appello di Firenze. Richiesta che era stata accolta a dicembre dello scorso anno (al 50enne erano stati accordati gli arresti domiciliari). Ieri quell’uomo dal tribunale è uscito libero perché è stato assolto da ogni accusa. Revocata la condanna, che era esemplare, emessa a suo carico.

La violenza, secondo quanto accertato dal tribunale di prima istanza, si era consumata nella casa (in un piccolo centro umbro) che il cinquantenne condivideva con la nonna del bambino, poco meno di sette anni all’epoca dei fatti, nell’estate 2017. Gli avvocati Gentile e Cozza hanno studiato il caso e avviato indagini difensive dalle quali è emerso che quel bimbetto aveva raccontato una bugia e poi, vista la reazione dei genitori quando avevano saputo quanto sembrava fosse accaduto e, in particolare, quella veemente del padre, non sarebbe stato capace di “tornare indietro“. Ed è stato proprio il bambino a raccontare la verità, tempo dopo, alla sorella, in due circostanze diverse. Nel primo caso lei riferisce alla nonna, in un vocale inviato tramite whatsapp, il racconto della “bugia“ detta dal fratello e nel secondo caso è lui in prima persona, in un video (ripreso a sua insaputa dalla sorella di poco più grande), che dice di "averlo sognato", che era solo un bambino quando lo aveva detto e che non era vero. Prove che sono state raccolte dai legali e hanno formato il corposo faldone dell’istanza di revisione. Tra l’altro, scrivevano gli avvocato, l’uomo non aveva "usufruito di una difesa tecnica".

Ieri l’udienza, l’assoluzione e la fine di un incubo durato otto lunghissimi anni.

AnnA