REDAZIONE UMBRIA

Virus, 7.500 umbri hanno gli anticorpi

I risultati dell’indagine Istat-Ministero. Lo 0,9% entrato in contatto con il SarsCoV2: cinque volte più dei contagiati

Coronavirus

Perugia, 4 agosto 2020 - Lo 0,9 per cento degli umbri ha sviluppato anticorpi per il SarsCoV2 dopo essere venuti in contatto con il virus, mentre la media nazionale si attesta su 2,5% (ovvero un milione 482mila) con punte, in Lombardia sopra il 7,5% (e del 24% a Bergamo). La fotografia dell’Italia della sieroprevalenza è tutta nell’indagine condotta da Istat e Ministero della salute che hanno reso noti i primi dati dopo il maxi-monitoraggio scattato a maggio e terminato a luglio.

In Umbria, in particolare si tratta di 7.519 persone stimate su una popolazione di 878 mila. Comunque circa cinque volte i 1.475 casi ufficiali registrati dalla protezione civile regionale e sottoposti a tamponi nei laboratori di riferimento. Questo sta a significare che 6.044 persone hanno sviluppato gli anticorpi al virus ma sono sfuggite ai tracciamenti. Anche perché – è un’ipotesi – erano asintomatici. Che, a livello nazionale, sono il 30% del campione analizzato.  

I risultati riguardano in totale un campione rappresentativo di 64.660 persone in Italia, che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. L’obiettivo iniziale era di un campione di 150 mila ma molti hanno rifiutato di sottoporsi al test. Nonostante ciò, è stato sottolineato, le tecniche adottate hanno permesso la produzione di "stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese".  

Se l’Umbria è sotto la soglia dell’1% con Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Calabria, Sardegna e Sicilia, in Lombardia la prevalenza è del 7,5 per cento, seguita dalla Valle d’Aosta col 4 mentre il Veneto è a quota 1,9%.

Dall’indagine emerge come il 27,3% delle persone che ha sviluppato anticorpi Covid-19 non ha avuto alcun sintomo, un dato "molto importante – spiega lo studio – perché evidenzia quanto ampia sia la quota di popolazione che può contribuire alla diffusione del virus" e "sottolinea quanto sia importante l’identificazione immediata delle persone affette dall’infezione, nonché di tutti gli individui con cui, a loro volta, sono entrate in contatto". Oltre agli asintomatici, tra i sintomi più diffusi ci sono stati la febbre (27,8%), la tosse (21,6%), il mal di testa (19,2%).

Venendo invece alle categorie più esposte spiccano ovviamenti i camici bianchi (una forchetta tra il 5,3 e il 9.8% nelle zone a più alta sieroprevalenza) e gli addetti alla ristorazione (4,2%). La prevalenza dello sviluppo di anticorpi al SarsCov2 è risultata simile per tutte le classi di età ma il livello più basso all’1,3% è per i bambini piccoli e per gli anziani è a 1,8% e "ciò forse perché c’è un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti" mentre uomini e donne sono pari, a differenza di quanto si ipotizzava inizialmente.  

Eri.P.