Dopo gli arresti ora si punta a decifrare computer, supporti informatici e telefoni cellulari a caccia di altri elementi: la fase due dell’indagine per corruzione all’ombra delle autorizzazioni per le cave fa registrare un nuovo appuntamento. Domani mattina in procura il pm Mario Formisano, titolare delle indagini svolte dal Nipaf dei carabinieri forestali, affiderà l’incarico ad un consulente per duplicare le memorie che poi saranno scandagliate, dando la possibilità agli indagati di nominare esperti di parte.
Oltre a Federico Bazzurro,funzionario del servizio sostenibilità ambientale della Regione dell’Umbria già finito ai domiciliari dopo aver preso una mazzetta da tremila euro, sono sette le persone indagate. Tra questi l’imprenditrice Marianna Marinelli e Francesco Piselli.
Secondo l’accusa Bazzurro, in cambio di denaro, avrebbe facilitato alcune autorizzazioni ambientali nel settore delle cave. La vicenda aveva preso le mosse da un’indagine - in cui era finito anche il nome del funzionario umbro - su rifiuti ed attività di estrazione di inerti in alcune cave gestite da altri tre indagati che nel marzo 2020 finirono agli arresti domiciliari (un terzo sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora) su ordinanza del gip di Ancona. Gli atti erano stati poi trasmessi al tribunale del capoluogo (dal momento che l’attività corruttiva si era consumata a Perugia) permettendo l’avvio di nuove indagini. Dalle intercettazioni sono poi emersi i contatti tra Bazzurro e l’imprenditrice e nel corso di una delle numerose conversazioni il funzionario avrebbe "manifestato inequivocabilmente di essersi attivato in suo interesse".
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Di Mario, Centrone, Lonero, Barocci, Berellini e Libori.