Perugia, 23 agosto 2023 – Aumento dei consumi energetici, alluvioni, danni, incendi. E poi agricoltura in sofferenza, lavori nel settore edilizio a rilento o addirittura interrotti (2,2% di ore lavorate in meno in Italia), fino alla crescita delle spese socio sanitarie. Che si creda o no al cambiamento climatico, l’aumento delle temperature ha un costo e non solo per la salute, ma anche per il portafogli di famiglie e imprese. E l’Umbria non è esente, anzi: si conferma tra le regioni più calde con stime dell’aumento dei costi provocate da caldo e alluvioni intorno ai 120 milioni di euro.
Secondo la stima dello specialista in assicurazione del credito Allianz Trade le ondate di caldo che hanno imperversato tra maggio e agosto in Grecia e Spagna hanno fatto perdere rispettivamente lo 0,9% e l’1% del loro Pil, più dell’Italia (0,5%) e della Francia (0,1%). Mezzo punto di Pil in Umbria significa insomma 117 milioni di costi da sopportare, dato che parliamo di una cifra del Prodotto interno lordo intorno ai 23,4 miliardi euro nel 2022. E la recente relazione della sezione regionale della Banca d’Italia rivela quali siano le criticità per la nostra regione.
“L’agricoltura è tra i settori più esposti agli effetti negativi dei cambiamenti climatici – spiega Bankitalia –. In questo contesto sempre più complesso, la struttura del sistema agricolo umbro ha subito profondi mutamenti. Per tutelarsi dai possibili danni alle colturele aziende agricole possono ricorrere a polizze assicurative. In Umbria il ricorso a queste coperture risulta maggiore rispetto alla media nazionale. Secondo i dati dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), nel periodo 2018- 2021 l’ammontare medio annuo assicurato è stato pari a circa 100 milioni di euro, corrispondente al 25,1 per cento della produzione agricola regionale (20,3 in Italia)". Bankitalia infine rileva per l’Umbria che "anche gli investimenti finalizzati a modernizzare i processi produttivi e il maggior ricorso a strumenti digitali rappresentano importanti risposte alle sfide legate al cambiamento climatico. Ma nella nostra regione nel triennio 2018-2020 solo il 10,4 per cento delle aziende ne aveva effettuato almeno uno; oltre la metà delle imprese agricole aveva intrapreso iniziative rivolte alla meccanizzazione. Meno del 2 per cento delle imprese aveva apportato innovazioni ai processi concernenti l’impianto e la semina o la lavorazione del suolo.
Michele Nucci