Covid, la giornata delle vittime : "Quel marzo 2020 fu terribile . Ma la risposta è stata eccezionale"

Antonella Mencacci, direttore di Microbiologia, ricorda i primi giorni a ‘contatto’ con il virus "Eravamo spaventati, ma consapevoli che stavamo andando incontro a una cosa enorme".

Covid, la giornata delle vittime : "Quel marzo 2020 fu terribile . Ma la risposta è stata eccezionale"

Covid, la giornata delle vittime : "Quel marzo 2020 fu terribile . Ma la risposta è stata eccezionale"

La giornata in ricordo delle vittime del Covid celebrata ieri, diventa da quattro anni un momento di riflessione sulla pandemia che nel marzo 2020 ci cambiò la vita. E stavolta l’analisi è quella di un medico che in quel periodo notte e giorno, stava in laboratorio con i suoi collaboratori a diagnosticare e sequenziare il virus che mutava e che ogni volta rimetteva tutto in discussione.

Antonella Mencacci, direttore della Struttura complessa di Microbiologia e Virologia dell’Università degli Studi di Perugia, è stata per mesi in prima linea e ricorda bene quel marzo 2020, quando anche in Umbria tutto ebbe inizio.

Professoressa, la prima cosa che le viene in mente riferita a quei giorni qual è?

"Direi da una parte la consapevolezza che stava succedendo qualcosa di molto grave, dall’altra la sensazione di paura e di smarrimento".

Racconti pure...

"Guardi, all’inizio non sapevamo bene come si trasmetteva il Sars-Cov 2, avevamo timore di infettarci: tutti quanti in ospedale quando arrivarono i primi casi giravamo bardati fino ai denti, eravamo anche impauriti, certo. Poi per quello che riguarda il mio ambito, la diagnostica era tutta da costruire, non c’erano i test, procedevamo per tentativi. Una tragedia per tutti"

Ma già allora eravate consapevoli di quello che stava per accadere?

"Direi di sì. All’inizio tutti quanti commettemmo l’errore di pensare che i casi sospetti potessero provenire solo da chi era stato in Cina o a stretto contatto con i cinesi. I primi test erano spesso negativi, ma eravamo consci che prima o poi il virus sarebbe arrivato".

È stato davvero il momento più difficile della sua carriera?

"Questo è un lavoro fatto di situazioni che a volte sono complicate. Penso a una paziente in pericolo di vita di cui non troviamo l’agente eziologico. Oppure ai batteri multiresistenti per cui magari una persona ha superato un intervento chirurgico difficilissimo, ma dopo non risponde alle cure antibiotiche. Ecco, anche questi momenti per noi sono molto difficili mi creda". Di sicuro la risposta della scienza è stata straordinaria. "Accidenti! Ricordo quando i test diagnostici andavano fatti in gruppo, con risposte a sei-sette ore. Oggi il test si compera al supermercato, per non parlare dei vaccini e dei farmaci per curare il Covid. Ma le aggiungo che la nostra risposta in Umbria è stata straordinaria. Si ricorda quando mancavano i reagenti? Bene, qui li preparava la nostra Università. E poi ricordo quando non c’erano i kit per la procedura di estrazione e la facevamo a mano, mentre di norma si fa con lo strumento".

Anche a Perugia c’è stata una risposta importante dal punto di vista scientifico, vero?

"Direi di sì. Basti pensare al sequenziamento che prima veniva inviato fuori regione, mentre ora viene effettuato nei nostri laboratori. E questo è importante anche per altri virus naturalmente. Ora le cose sono cambiate, ma noi sequenziamo ancora. E il nostro laboratorio da allora è aperto 24 ore su 24".

Michele Nucci