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Umbria colpita dal Covid. 500 ricoverati, terapie intensive al 60%

Una crescita vertiginosa in poco tempo, preoccupano le varianti. Osservato speciale l'ospedale di Perugia

Un reparto Covid

Un reparto Covid

Perugia, 8 febbraio 2021 -  Ancora in crescita i ricoverati Covid in Umbria, a oggi 500, 16 in più di ieri, 77 dei quali (+4) in terapia intensiva. Emerge dai dati sul sito della Regione. I nuovi positivi registrati sono stati 190, i guariti 66 e i morti sei (840 in totale). Con gli attualmente positivi a quota 6.902, più 118. I tamponi analizzati sono stati 754 e i test antigenici 1.390. Con un tasso di positività del 25,1 per cento sui molecolari e dell'8,86 totale. 

I pazienti ricoverati per Covid in Umbria sono dunque 500. Un triste record per la Regione, mai colpita dal virus come in questi giorni, che per due terzi da oggi è colorata di rosso, con scuole chiuse dagli asili nido alle superiori in provincia di Perugia e in sei comuni ternani. Dopo la scoperta della presenza delle varianti inglese e brasiliana, certificata dall'Istituto superiore di sanità, è cresciuta rapidamente anche la pressione ospedaliera: il 59% del totale dei posti letto di terapia intensiva oggi è occupato da pazienti Covid, quasi il doppio della soglia di attenzione fissata dal ministero della Salute al 30%.

Osservato speciale è l'ospedale di Perugia, dove attualmente sono presenti dei cluster di variante brasiliana, come conferma la professoressa Antonella Mencacci, direttrice della Scuola di specializzazione in Microbiologia e virologia. "Difficile dire con precisione quanti siano, 5 o 6 al momento, ma i focolai si accendono e si spengono. In alcuni casi siamo riusciti a capire da dove è originato il cluster, in altri no", spiega.

Ma come è entrato il virus nell'ospedale del capoluogo umbro? "Questa variante circola intorno all'ospedale, nel nostro territorio - afferma la professoressa - ed entra con chi alberga il virus nelle vie respiratorie, spesso in forma asintomatica". Al Santa Maria della Misericordia di Perugia, vengono testati all'ingresso tutti i pazienti che entrano per ricoveri programmati o d'urgenza e i loro assistenti e una volta a settimana gli operatori sanitari. Quello che è accaduto, prosegue Mencacci, è probabilmente che "alcune persone siano diventate positive pochi giorni dopo questo screening iniziale e che siano entrate con il virus già in incubazione".

Ora all'ospedale di Perugia i test "vengono effettuati molto più frequentemente, ogni 2 giorni". E' difficile dire perché la variante brasiliana sia arrivata proprio in Umbria. "E' stato dimostrato che una volta che le varianti si generano, nel giro di 15 giorni-1 mese diventano globali - spiega ancora Mencacci - può averla portata qui qualcuno che è passato dal Brasile, qualcuno che è arrivato all'aeroporto ed è stato in viaggio a contatto con qualcuno che veniva dal Brasile. Non lo sappiamo".

Impedire "la circolazione subdola del virus" è dunque la parola d'ordine. Va in questa direzione l'ordinanza regionale che ha istituito la zona rossa 'rafforzata' nel capoluogo di regione, ma la direttrice di Microbiologia di Perugia sostiene la necessita' "di un lockdown preventivo anche a Terni. E' stato dimostrato - conclude - che prima si interviene bloccando la trasmissione del virus e più efficacemente si interviene in termini di numero di pazienti infetti e numero di pazienti deceduti".