In Umbria oltre 111mila persone (il 13% della popolazione) è a rischio di povertà o esclusione sociale, valore che è purtroppo in aumento rispetto al 2022, quando era dell’11,1 per cento. A rilevarlo è l’Istat che pubblica oggi l’indagine sugli Indicatori di povertà nelle regioni italiane. Ed è in aumento nel Cuore Verde anche la quota di popolazione che è solo ‘a rischio di povertà’, che si attesta al 10,6% contro l’8,6 dell’anno precedente. Le 111 mila persone a rischio in Umbria nel 2023 sono coloro che hanno avuto, nell’anno precedente l’indagine (2022), un reddito netto equivalente, senza componenti figurative e in natura, inferiore al 60% di quello mediano (11.891 euro). Insomma in queste famiglie entrano meno di mille euro al mese.
E a quanto pare in Umbria sono sono servite l’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione. Misure che in Italia hanno fatto ridurre il numero dei poveri, ma che nella nostra regione, visti i numeri, non si sono dimostrate efficace.
L’aumento dell’occupazione nel 2022 ha portato a una leggera contrazione in Umbria rispetto all’anno precedente della quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (indicatore Europa 2030), ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo: qui è scesi infatti al 5,4 per cento, rispetto al 5,6 del 2022. Il miglioramento riguarda comunque tutte le ripartizioni, in particolare il Nord-ovest (4% degli individui rispetto al 5,2 dell’anno precedente) e il Centro (7,7% rispetto a 8,8%).
A livello regionale si osserva una riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale in particolare in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, e Campania, dovuto alla diminuzione di tutti e tre gli indicatori (rischio di povertà, grave deprivazione e bassa intensità di lavoro). Inoltre, il rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce in Lombardia con una riduzione marcata degli individui in famiglie a bassa intensità di lavoro ma con un aumento della grave deprivazione. In Calabria, invece, peggiorano i tre indicatori e aumenta soprattutto la grave deprivazione.