REDAZIONE UMBRIA

Da Andreotti a Palamara: Perugia è un vero e proprio crocevia

L’ufficio giudiziario ha la competenza a indagare sui magistrati romani

C’è un tasto su cui i consiglieri del Csm battono per tutta la discussione: si tratta della delicata competenza della procura di Perugia a indagare sui magistrati della Capitale. E quindi anche eventuali, e mai come ora attuali, commistioni tra toghe e politica.

Una peculiarità che, negli anni, ha fatto assumere alla piccola procura di provincia un ruolo di primo piano nello scacchiere nazionale. Quella per corruzione contro Luca Palamara è solo l’ultima di una lunga lista di indagini che scottano. Come se, alla fine dei grandi scandali, tutte le strade portassero a Perugia. Basta andare al ’96 e ricordarsi che il processo per l’omicidio di Mino Pecorelli in cui imputato - e assolto - il sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti, ma pure il numero uno di Mafia Capitale, l’ex Nar Massimo Carminati, sbarcò nel capoluogo umbro proprio grazie al presunto ruolo di mandante dell’allora magistrato Claudio Vitalone (anche lui assolto).

Dagli uffici giudiziari umbri, in seguito, sono passati un pò tutti. Dalle toghe sporche nell’epoca di Pierfrancesco Pacini Battaglia - l’uomo dei misteri - allo scandalo dei ’Grandi eventi’ con la “cricca“ finita in primo piano.

Adesso Cantone si troverà ad affrontare non solo le questioni legate al caso Palamara e gli altri fascicoli “ex articolo 11“ ma anche l’ordinaria amministrazione fatta di Concorsopoli, indagine sugli appalti. E lo spaccio di droga, da sempre uno dei grandi mali della ’piccola’ Perugia.

Eri.P.