
Il carcere di Capanne
I sindacati temevano che ci sarebbe scappato il morto. E, questa volta, un morto c’è stato. Si tratta di un detenuto tunisino di 56 anni, Sami Bettibi, deceduto in seguito all’incendio della sua cella. Un incendio a coperte, materassi e suppellettili varie che, secondo quanto si apprendere sarebbe stato appiccato con l’obiettivo di creare, per l’ennesima volta, caos all’interno della casa circondariale di Perugia. Secondo una prima ricostruzione ieri mattina, dopo aver svolto la visita medica in infermeria, era rientrato in cella e poco dopo per protesta si era barricato ed innescando un principio d’incendio. Sul posto sono intervenuti gli agenti di polizia penitenziaria utilizzando l’idrante per spegnere le fiamme. L’uomo, morto poco dopo in ospedale, avrebbe scontato definitivamente la sua pena nel 2026. "Era stato spostato da Reparto penale a quello circondariale ed è lì che ha inscenato la folle e drammatica protesta che gli è costata la vita", racconta Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sappe, che ha sottolineato come "il tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria non ha potuto impedire il tragico evento". La salma è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria in Ospedale, "dove l’uomo era stato portato dalla polizia penitenziaria nell’estremo tentativo di salvargli la vita". Bonino sottolinea che il tragico evento è stato commesso nella Terza Sezione del carcere, da tempo al centro delle critiche sindacali per le sue condizioni fatiscenti, tanto che nel corso di una recente visita ispettiva del Sappe, i vertici nazionali e regionali del sindacato avevano chiesto al Dap di "valutare attentamente la possibilità di un cambio ai vertici dell’Istituto, in quanto solo attraverso una gestione più attenta e responsabile si potranno garantire condizioni di lavoro dignitose al personale e un’effettiva sicurezza all’interno della struttura".
"Purtroppo l’accaduto era stato preannunciato in più occasioni ma potrebbe essere l’inizio di una escalation se non si interviene immediatamente": a dirlo all’Ansa è il Garante per i detenuti dell’Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio. "Le carceri umbre in questo momento hanno raggiunto un livello di sovraffollamento mai avuto nella storia" spiega Caforio. "Terni a fronte di una capienza di 422 ha superato i 500 detenuti - ha aggiunto - ma anche le altre carceri hanno un sovraffollamento superiore al 30% della capienza massima". Dopo la morte del detenuto a Perugia, il Garante ha avuto "colloqui immediati" con la presidente della Regione Stefani Proietti.