
Fatti avvenuti durante una apartita di calcio del campionato umbro di Promozione: in quell’occasione il presidente aveva sostituito l’allenatore in panchina
PERUGIA Il Tar ha respinto il ricorso del presidente di una squadra di calcio, che milita nel campionato umbro di Promozione, contro il Daspo di un anno che gli e’ stato inflitto dalla Questura in seguito alle sue intemperanze verso l’arbitro. In un’occasione particolare peraltro: già perché il presidente, in quella gara, sostituiva il proprio allenatore in panchina. "Conclusasi sfavorevolmente la partita per la squadra di casa – così i giudici amministrativi ricostruiscono la vicenda – , il ricorrente, mentre si accingeva a far rientro negli spogliatoi, si incamminava verso l’arbitro, sdella Sezione di Foligno, per manifestare il suo disappunto per alcune decisioni ritenute decisive per il risultato avverso". E qui sarebbero volate parole grosse, tanto che la terna arbitrale chiese l’intervento della polizia. Secondo la giusstizia sportiva, continua il Tar, il presidente-allenatore "si sarebbe avvicinato in maniera minacciosa alla terna arbitrale, protestando ad alta voce con frasi irriguardose e, ricevuto il provvedimento di espulsione, lo stesso avrebbe reagito violentemente facendolo indietreggiare strattonandolo ad un braccio (all’arbitro ndr)". Il presidente ha contestato la ricostruzione, soprattutto di aver strattonato l’arbitro, chiedendo quindi la revoca del Daspo nei suoi confronti. Ma per il Tar "il ricorrente ha tenuto una condotta minacciosa e violenta nei confronti della terna arbitrale e tutto ciò in un contesto nel quale certi comportamenti sono potenzialmente idonei ad accendere gli animi e a creare situazioni pericolose, i cui esiti sono imprevedibili. Non risulta, pertanto, manifestamente illogica la valutazione posta dall’amministrazione alla base dell’irrogazione del Daspo".
Ste.Cin.