di Fabrizio Paladino
Tre elementi – non di poco conto – hanno caratterizzato la giornata di ieri sul fronte delle indagini che riguardano la scomparsa dell’imprenditore ed ex arbitro Davide Pecorelli.
Intanto – dopo un mese da quando il 45enne sangiustinese ha fatto perdere le sue tracce – la compagna albanese (dalla quale Davide ha avuto un figlio) si è affidata a un legale, l’avvocato Giancarlo Viti, che rappresenta lei e il minore come possibili parti offese.
La donna, a quanto pare, è stata più volte sentita sia dagli inquirenti albanesi (qualche giorno dopo il ritrovamento dell’auto bruciata a 34 chilometri da Puke) che da quelli italiani.
Il secondo elemento si riferisce al Dna: indiscrezioni piuttosto attendibili hanno rivelato che, anche ieri, dall’Albania non sono arrivati i pochi resti umani (venuti alla luce all’interno del mezzo dopo il rogo) per fare la comparazione col Dna del fratello Antonello. Pertanto, i tempi così si stanno allungando, con le informazioni che non arrivano in maniera tempestiva dalla polizia albanese.
Terzo elemento: nei giorni scorsi abbiamo anticipato le dichiarazioni di un amico imprenditore col quale Davide voleva aprire un’altra attività nella zona di Città di Castello. Per quanto riguarda gli affari che Pecorelli stava avviando in Albania, l’amico – con lui spesso il 45enne si confidava almeno nell’ultimo periodo – aveva detto: "So per certo che Davide stava cercando un’azienda, da quelle parti, per iniziare la produzione di oggetti col marchio ‘Parrucchieri Milano’ da poter poi portare in Italia".
Nella giornata di ieri, un’altra rivelazione: "Ho incontrato Davide a fine anno, parlando di lavoro mi ha confermato il suo interesse nel trovare soci in Albania così da produrre oggetti col marchio ‘Parrucchieri Milano’. Ma non solo, perchè tra ottobre e novembre, da quanto ho avuto modo di comprendere, questi possibili ‘soci’ erano venuti qui in Italia, e difatti lui una sera mi aveva detto di avere un appuntamento importante...".
Cosa può essere capitato, dunque, a Davide in quella zona sperduta a nord dell’Albania?
Nessuno crede al suicidio, poche possibilità anche per quanto riguarda l’incidente con l’auto che avrebbe preso fuoco da sola, con Pecorelli impossibilitato ad uscire. Le ossa ritrovate sono il 5% di un corpo. Se il Dna confermerà che sono le sue, allora l’indagine potrebbe spostarsi sulla pista dell’omicidio, con la maggior parte dei resti occultati in altra zona. Se, invece, l’esame darà esito negativo (come tutti sperano), si aprirà un altro fronte d’inchiesta.